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Morta dopo liposuzione in Italia, la scoperta shock sulla segretaria: “Lo faceva anche lei!”, atroce

Pubblicato: 14/07/2025 14:01

Nel campo della medicina estetica, dove la domanda cresce e la regolamentazione a volte arranca dietro, emergono storie che mostrano il lato oscuro di un settore in espansione. L’apparente facilità con cui certi individui riescono a presentarsi come professionisti qualificati, approfittando della buona fede dei pazienti, solleva domande inquietanti sul controllo e la vigilanza negli studi privati.

Accade che, dietro a una facciata rassicurante di studi ben arredati e titoli esibiti, si nascondano pratiche irregolari e persone prive dei requisiti necessari, con conseguenze anche drammatiche. E in alcuni casi, a pagarne il prezzo più alto è proprio chi si affida a queste strutture con fiducia, magari per un semplice intervento estetico.

Operazioni clandestine e finti titoli: la rete che ruota attorno a Olivia Buldrini

In questo contesto si inserisce il caso di Olivia Buldrini, una donna che non è mai stata medico, ma che ha agito per anni come se lo fosse. Presentatasi come assistente di José Lizarraga Picciotti, medico peruviano attualmente indagato per omicidio colposo dopo la morte della 46enne Ana Sergia Alcivar Chenche durante una liposuzione, Buldrini è finita sotto inchiesta per esercizio abusivo della professione.

L’attività della donna, in realtà informatrice farmaceutica, si estendeva anche all’interno dell’ambulatorio di Carlo Bravi, altro nome noto alle cronache per una precedente indagine collegata alla morte di una paziente. Nonostante fosse priva di qualsiasi abilitazione medica, Buldrini avrebbe addirittura eseguito interventi al seno, causando danni così gravi da richiedere correzioni da parte di veri chirurghi plastici. Inoltre, secondo le indagini, avrebbe somministrato iniezioni di botulino a domicilio, offrendo successivamente interventi a basso costo in sedi ambulatoriali sotto inchiesta.

Biglietti da visita, farmaci e ricette: così si spacciava per medico

Il modus operandi era sempre lo stesso: biglietti da visita personalizzati, falsi titoli e una fitta rete di conoscenze tra studi estetici. Buldrini si presentava come dottoressa, prescriveva farmaci utilizzando ricettari intestati a Lizarraga Picciotti, e si offriva per visite e trattamenti anche fuori dagli ambulatori.

Interrogato dagli inquirenti, Lizarraga Picciotti, 65 anni, ha sostenuto di non sapere nulla delle attività della donna, convinto che fosse laureata in Russia e in attesa di riconoscimento in Italia. Una versione che stride con i suoi precedenti: nel 2019 fu condannato a risarcire 200mila euro a una paziente, dopo averla operata con strumenti non sterili e aver ritardato i soccorsi per non essere scoperto.

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