
Un comandante esperto, un aereo all’avanguardia, una tragedia che sconvolge il mondo. Era il 12 giugno 2025 quando il volo AI171 di Air India, un Boeing 787 Dreamliner diretto a Londra, si è trasformato in un incubo ad alta quota. In pochi attimi, 241 vite a bordo e altre 19 a terra si sono spente nel terribile schianto, lasciando dietro di sé solo un sopravvissuto e una scia di dolore e domande che ancora bruciano.
Un vero shock per tutti: cosa è successo davvero in cabina negli ultimi minuti? Indagini, sospetti e una verità che sembra sempre più inquietante. Ecco tutto ciò che sappiamo fino ad oggi su uno dei disastri aerei più discussi degli ultimi anni.
Dall’indagine tecnica al mistero umano
In un primo momento, gli investigatori si sono concentrati sulle condizioni tecniche dell’aeromobile. Ma il 16 giugno, un incontro tra i vertici di Boeing e GE Aerospace cambia le carte in tavola: emergono documenti che parlano di anomalie tecniche nei momenti cruciali. La pista tecnica si intreccia così con quella umana, aprendo nuove ipotesi sulle cause del disastro.
Che cosa è successo davvero in cabina con il comandante Sumeet Sabharwal e il primo ufficiale Clive Kunder? I riflettori ora sono tutti puntati su di loro, mentre spunta un dettaglio inquietante: nel Boeing 787, i due interruttori del carburante ai motori non possono essere disattivati per errore. Se sono stati spenti, è stato fatto con una scelta precisa.

Piloti sotto la lente: tra carriera e fragilità
Sumeet Sabharwal, 56 anni, era una leggenda dell’aviazione indiana: più di 15.000 ore di volo, abilitazioni su Boeing 787, 777 e Airbus A310. Eppure, poco prima della tragedia, confida a una vicina: “Uno o due voli e poi smetto”. Una frase che oggi, alla luce delle indagini, assume un significato tutto nuovo. Secondo il Daily Mail, il comandante stava attraversando un periodo difficile, forse segnato da un lutto e da una depressione profonda.
Accanto a lui, il giovane primo ufficiale Clive Kunder, 32 anni, con 3.400 ore di volo e una passione per gli aerei fin da bambino. La differenza di esperienza tra i due piloti è ora uno dei fattori al centro delle indagini. Entrambi avevano superato i controlli di routine sull’alcol, ma la nuova direzione dell’inchiesta non esclude più nessuna ipotesi.

Un enigma che scuote il mondo
Le autorità indiane sono entrate in campo con riluttanza, come riporta il Corriere della Sera, ma la posizione dei comandi del carburante apre scenari che fanno tremare. Se davvero qualcuno ha agito volontariamente, il disastro assume contorni ancora più oscuri.

Nel frattempo, la comunità internazionale e le famiglie delle vittime restano in attesa di risposte certe. Una cosa è chiara: la storia di questo volo non è solo un dramma tecnico, ma un viaggio tra le fragilità umane e i misteri ancora da svelare nel cielo.