
Una buca scavata sulla sabbia, una giornata di vacanza, un gioco che si è trasformato in tragedia. La morte del 17enne rimasto sepolto vivo sulla spiaggia di Montalto di Castro, nel Viterbese, continua a scuotere la comunità e l’opinione pubblica. Gli inquirenti stanno ora valutando con attenzione ogni pista, compresa l’ipotesi che il giovane possa aver avuto un malore mentre stava scavando la fossa che lo ha poi intrappolato, rendendo impossibile ogni tentativo di salvataggio.
La Procura di Civitavecchia ha avviato un’indagine accurata per ricostruire gli ultimi minuti di vita del ragazzo. “Vogliamo capire umanamente e tecnicamente se Riccardo ha avuto un malore prima di morire”, ha dichiarato il procuratore capo Alberto Liguori, sottolineando come l’obiettivo sia dare “pace” alla famiglia, devastata da un lutto tanto improvviso quanto crudele. In particolare, si cercherà di stabilire se patologie pregresse possano aver contribuito al decesso.

Nel frattempo, è stato notificato al padre del giovane l’avviso di garanzia con l’accusa di omicidio colposo. Un atto definito “dovuto” dalla Procura, non perché si ritengano presenti colpe specifiche, ma perché la legge prevede che, in caso di morte di un minorenne, le responsabilità oggettive ricadano inizialmente sui genitori. Un passaggio che aggiunge dolore al dolore, ma che è necessario per consentire l’espletamento di tutti gli accertamenti tecnici, a partire dall’autopsia.
“La dinamica è chiara”, ha aggiunto il procuratore Liguori, “ora è importante capire il come: ha avuto un malore? Aveva condizioni cliniche non note?”. Interrogativi che, oltre al valore giuridico, hanno un forte significato umano, poiché “servono a permettere ai genitori di farsi una ragione dell’accaduto, fin dove è possibile”. Un’indagine condotta con rigore, ma anche con consapevolezza del dolore vissuto dalla famiglia: “La pena naturale purtroppo è già in fase di espiazione”, ha concluso il magistrato.
Secondo quanto emerso finora, Riccardo era arrivato da poche ore al campeggio di Montalto di Castro, dove avrebbe dovuto trascorrere un mese di vacanza. Giovedì pomeriggio si era allontanato con i fratellini di 5 e 8 anni per giocare in riva al mare, mentre i genitori si occupavano delle attività quotidiane: la madre stava lavando i piatti, il padre si era concesso un momento di riposo su una sdraio.

In quel breve intervallo, il 17enne ha iniziato a scavare una buca profonda oltre un metro e mezzo, poco distante dall’acqua. La sabbia, instabile e pesante, lo ha travolto all’improvviso. Quando i familiari si sono accorti della sua assenza, per Riccardo era ormai troppo tardi: il suo corpo è stato ritrovato sepolto sotto chili di sabbia, in una trappola mortale che non gli ha lasciato scampo.
A rendere ancora più angosciante la vicenda è il fatto che tutto sia avvenuto in un luogo che per la famiglia rappresentava un rifugio di relax e spensieratezza. La morte del ragazzo ha trasformato una giornata d’estate in un incubo. Ora si attende l’esito della consulenza medico-legale, che dovrà dire con certezza se a provocare la tragedia sia stato un evento patologico oppure un semplice, ma fatale, incidente.
Nel frattempo, il campeggio è stato raggiunto da un silenzio surreale. Le autorità locali hanno espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, mentre la comunità si è stretta in un abbraccio collettivo attorno ai genitori, che ora attendono risposte. Risposte che forse non restituiranno la vita al figlio, ma potranno aiutare a comprendere perché, quel pomeriggio, la sabbia sia diventata una trappola.