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Sinner, l’imbarazzo regale: il tennista si “impappina” mentre saluta la principessa

Pubblicato: 14/07/2025 10:17

Jannik Sinner ha vinto Wimbledon, ha sconfitto Carlos Alcaraz ed ha scritto la storia del tennis italiano. Ma davanti alla principessa Kate, per un attimo, ha avuto il dubbio di un principiante: “Devo chiamarla sua altezza?”. È accaduto pochi secondi prima della premiazione, quando la cerimoniera del torneo — la stessa che si occupa di organizzare con precisione coreografica l’incontro tra i vincitori e i membri della famiglia reale — si è avvicinata al nuovo re dell’erba per spiegargli come comportarsi.

Il protocollo regale, tra inchini e titoli

A Wimbledon le tradizioni non si improvvisano. Prima di salire sul podio, ogni vincitore viene istruito su come rivolgersi ai real inglesi, cosa dire e soprattutto cosa non dire. Jannik, imbarazzato e ancora emozionato, ha sussurrato con sincerità: “Her Highness…?”, chiedendo conferma su quale titolo usare con Kate Middleton. Un momento spontaneo, umano, quasi tenero, in mezzo a un palcoscenico formale, sorvegliato da centinaia di telecamere e da una tribuna piena di aristocratici.

Il protocollo è rigido: i membri della famiglia reale britannica devono essere chiamati con il titolo corretto, evitando espressioni familiari o eccessiva disinvoltura. Kate, principessa del Galles, va salutata con un inchino del capo, e ci si può rivolgere a lei inizialmente come “Your Royal Highness” (Vostra Altezza Reale), per poi eventualmente passare al più semplice “Ma’am”, pronunciato “mam” come “jam”.

Sorrisi e gesti formali: come ci si comporta con Kate

Non si danno mai le spalle alla principessa, né si prende l’iniziativa di stringerle la mano: si attende che sia lei a farlo. Jannik, educatissimo, ha seguito ogni indicazione, con l’attenzione di uno scolaro. Ha fatto il suo inchino con grazia, ha ricevuto il trofeo, ha ascoltato le parole della principessa — “Sei un’ispirazione per tutti noi” — e ha replicato con la sua solita delicatezza. Ma quel momento iniziale, quella domanda ingenua e formale al tempo stesso, ha fatto il giro del mondo.

Dall’Alto Adige al centro del mondo

Il ragazzo venuto dall’Alto Adige si è trovato in pochi anni catapultato nei salotti più esclusivi del pianeta. Dopo aver conquistato il numero uno del ranking mondiale, dopo aver vinto in Australia e a Parigi, ha realizzato il sogno più difficile: trionfare sull’erba sacra di Wimbledon, davanti a Kate e al re di Spagna. Ma anche in quel momento solenne, con l’Italia intera incollata al televisore, ha chiesto istruzioni. Ha chiesto il permesso.

È questo, forse, il vero motivo per cui Sinner piace tanto: non solo per il talento tecnico, ma per la sua capacità di restare sé stesso. Con il trofeo in mano, emozionato come un bambino davanti alla famiglia reale, ha dimostrato che anche un campione assoluto può sentirsi piccolo, e può voler imparare. Anche a Wimbledon, anche sul tetto del mondo.

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