
Nel cerimoniale britannico, ogni gesto conta. Ogni ricevimento, ogni brindisi, ogni parola pronunciata a corte ha un significato che va oltre l’etichetta. Sono gesti che costruiscono alleanze, consolidano equilibri e, a volte, scrivono la storia. Dal 17 al 19 settembre, il Regno Unito si appresta a ospitare un evento definito “senza precedenti” dagli stessi ambienti reali: la seconda visita di Stato di Donald Trump in terra britannica. E non si tratta solo di una formalità.
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Il castello di Windsor, simbolo della monarchia inglese e residenza tra le più antiche d’Europa ancora in uso, si prepara ad accogliere nuovamente l’ex presidente americano, in un contesto internazionale profondamente mutato rispetto al 2019, anno della sua prima visita ufficiale. Quella volta fu Elisabetta II ad accoglierlo. Stavolta toccherà a Carlo III e alla regina Camilla, protagonisti di una monarchia che ha da poco voltato pagina e che ora si apre, con calcolo e intenzione, al confronto con l’America trumpiana.

Un ritorno raro e carico di significato
È la seconda volta che Donald Trump riceve un simile onore da parte della Corona britannica. Nella diplomazia del Regno Unito si tratta di un evento raro: le visite di Stato ufficiali con tanto di banchetto reale e accoglienza cerimoniale sono riservate a pochi leader selezionati, e difficilmente si ripetono per lo stesso personaggio politico. La scelta di riproporre questo tipo di accoglienza all’ex presidente americano è dunque tutto fuorché casuale.
La location scelta – il castello di Windsor, nel Berkshire – non è frutto del caso ma di necessità: Buckingham Palace, sede abituale delle cerimonie di Stato, è attualmente in ristrutturazione. Tuttavia, la residenza reale alle porte di Londra non è certo un ripiego: Windsor, con la sua imponenza e la sua storia, offre un contesto ancora più intimo e simbolico per un evento di alto profilo. È qui che si terrà il banchetto ufficiale nella St. George’s Hall, alla presenza dei principali membri della famiglia reale britannica, compresi i principi del Galles.
Starmer consegna l’invito: un gesto politico e simbolico
L’invito ufficiale è arrivato nel febbraio scorso, consegnato di persona dal premier Keir Starmer durante un incontro alla Casa Bianca. Un gesto di forte valore diplomatico, che supera i canali formali e rivela l’intenzione di avviare una nuova fase nei rapporti tra Londra e Washington. “È davvero qualcosa di storico e senza precedenti”, ha dichiarato Starmer in quell’occasione. Un messaggio rivolto sia a Trump che all’opinione pubblica internazionale.
Dal canto suo, l’ex presidente americano ha accolto la proposta con entusiasmo: “Un grandissimo onore”, ha detto dopo aver letto l’invito, sottolineando con tono emozionato il fatto che la visita si terrà “a Windsor – è davvero qualcosa di speciale”. Sarà Melania Trump ad accompagnarlo, come nella precedente occasione.
Niente discorso in Parlamento, ma la Camera dei Lord è aperta
Contrariamente a quanto avvenuto per altri leader – come Emmanuel Macron, che nel luglio precedente ha tenuto un discorso alla Camera dei Comuni – Trump non potrà intervenire in Parlamento. L’aula sarà infatti chiusa per la pausa autunnale, lasciando formalmente aperta solo la Camera dei Lord. Un dettaglio non secondario, che ridimensiona il profilo pubblico della visita, ma non ne intacca il peso diplomatico.
In assenza di un discorso parlamentare, sarà la cerimonia ufficiale a veicolare il significato politico del viaggio. Non è escluso che vengano rilasciate dichiarazioni congiunte o tenuti incontri privati con esponenti del governo, anche se su questo punto il programma ufficiale non è ancora stato reso noto.

Trump e la monarchia: rapporti personali e retorica di alleanza
Nel suo stile diretto e improntato alla personalizzazione politica, Trump ha recentemente dichiarato di essere “amico di Carlo”, aggiungendo: “Ho grande rispetto per il re, la famiglia reale, William. Davvero un grande rispetto per tutta la famiglia”. Frasi che, nel linguaggio dell’ex presidente, suonano come un’apertura a rafforzare un legame già sottolineato durante il suo primo mandato.
La relazione personale con i vertici della monarchia britannica si intreccia con una fase geopolitica complessa, in cui Londra cerca rassicurazioni da Washington, soprattutto in merito ai rapporti commerciali e alla guerra in Ucraina. Sul tavolo, inoltre, pesano le decisioni di Trump in materia di dazi, che hanno colpito anche Paesi alleati come il Canada, e che potrebbero riemergere in caso di un nuovo mandato presidenziale.
Una visita strategica per il Regno Unito
L’iniziativa, più che cerimoniale, appare quindi come un tassello di una strategia più ampia del Regno Unito per riallacciare i fili con l’America repubblicana, in vista di possibili scenari futuri. Il governo britannico, con Starmer alla guida, mostra di voler mantenere aperti tutti i canali, a prescindere da chi siederà alla Casa Bianca dopo il prossimo novembre.
Una diplomazia fatta di ricevimenti, inviti personali e rispetto istituzionale. Ma anche di interessi concreti, che si muovono tra la necessità di tutelare partnership economiche e la volontà di restare un attore rilevante nello scacchiere globale. E in questo senso, la visita di Donald Trump a Windsor è molto più di un evento da copertina.