
Un traguardo medico e umano straordinario è stato raggiunto all’ospedale Gaslini di Genova, dove le gemelle siamesi del Burkina Faso, nate a dicembre 2024 e unite per torace e addome, hanno iniziato una nuova vita dopo un complesso intervento di separazione.
L’operazione, avvenuta il 6 giugno scorso, ha rappresentato una vera e propria maratona chirurgica, coinvolgendo oltre 50 professionisti e segnando un successo che va ben oltre la pura perizia tecnica.
Il percorso della speranza
Le bambine erano arrivate in Italia il 20 maggio, un viaggio reso possibile grazie al fondamentale sostegno di due realtà impegnate nella solidarietà sanitaria internazionale: l’associazione Una Voce per Padre Pio e i Patrons of the World’s Children Hospital. Il loro contributo è stato cruciale per l’accoglienza al Gaslini, dove le piccole hanno ricevuto e continuano a ricevere cure di altissimo livello. La storia delle gemelline è un inno alla cooperazione internazionale e alla forza della solidarietà, che ha trasformato una speranza lontana in una tangibile realtà.

Un’impresa chirurgica d’eccellenza
L’intervento di separazione ha richiesto un coordinamento multiprofessionale senza precedenti. Anestesisti-rianimatori, cardiochirurghi, epatochirurghi, chirurghi pediatrici, toracici, plastici, neurochirurghi, infermieri e tecnici perfusionisti hanno lavorato in perfetta sincronia per affrontare le delicate fasi della divisione. Le gemelline condividevano il fegato e parte del pericardio, rendendo la procedura estremamente complessa. La meticolosa pianificazione ha previsto ogni possibile criticità, organizzando risposte tempestive e garantendo la massima sicurezza per le piccole pazienti.
Dopo la separazione, le bambine sono state trasferite in Terapia Intensiva, dove ha avuto inizio un altrettanto delicato percorso di stabilizzazione e recupero. Il Dott. Andrea Moscatelli, direttore del Dipartimento di Emergenza e Accettazione, Anestesia e Terapia intensiva neonatale e pediatrica, ha spiegato come sia stato necessario un supporto intensivistico costante. Inizialmente intubate e stabilizzate dal punto di vista cardio-respiratorio, sono state sottoposte a sofisticati monitoraggi invasivi e non, per controllare parametri vitali, emodinamici, respiratori, la pressione endo-addominale e il grado di sedazione e ossigenazione cerebrale. Parallelamente, sono iniziati i molteplici interventi in anestesia per la ricostruzione della parete toracica e addominale, con medicazioni chirurgiche regolari e l’utilizzo di terapie a pressione negativa per favorire una rapida guarigione. L’applicazione di tecniche di rilascio della parete addominale ha aiutato la pelle e i muscoli a distendersi, facilitando la chiusura delle zone operate. Oggi, le bambine mostrano una respirazione autonoma stabile, un buon controllo del dolore e parametri vitali nella norma, a testimonianza di un decorso favorevole.
Il contributo delle diverse specialità
Il Dott. Girolamo Mattioli, direttore del Dipartimento di Scienze chirurgiche del Gaslini, ha sottolineato lo sforzo collettivo costante, condiviso e fortemente motivato richiesto da questo lungo e articolato percorso clinico. Oltre 50 professionisti tra medici, infermieri e tecnici hanno lavorato in squadra, dimostrando una sinergia eccezionale. Il percorso ricostruttivo post-separazione è stato altrettanto impegnativo, con medicazioni chirurgiche regolari e un recente ultimo intervento su una delle due pazienti per sostituire una matrice impiantata, garantendo la continuità del processo di guarigione.
Silvia Scelsi, direttrice Uoc Direzione delle professioni sanitarie del Gaslini, ha evidenziato il contributo fondamentale delle équipe infermieristiche. Infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici si sono alternati incessantemente per garantire continuità, sicurezza e qualità delle cure in ogni fase. La preparazione nelle settimane precedenti l’intervento, con l’organizzazione su doppia sala operatoria e la presenza simultanea di due équipe complete, è stata determinante per affrontare una sfida così rara e complessa. L’impegno del personale nel periodo post-operatorio è stato altrettanto straordinario, guidato da competenza, attenzione e profonda umanità. Anche la Uoc di Radiologia, diretta da Beatrice Damasio, ha svolto un ruolo cruciale, permettendo agli intensivisti e ai chirurghi un’ottimale pianificazione dell’intervento di separazione del fegato e il monitoraggio vascolare epatico post-chirurgico, oltre alla delicata collaborazione in ecoguida per la pianificazione della terapia ricostruttiva.
Il successo di questa impresa è stato ulteriormente rafforzato dalla collaborazione con professionisti esterni di spicco. Enzo Andorno, direttore Chirurgia dei trapianti di fegato dell’Irccs ospedale policlinico San Martino di Genova, e Daniele Alberti, direttore Dipartimento e Uoc Chirurgia pediatrica degli Asst Spedali Civili di Brescia, hanno collaborato nella complessa separazione del fegato. Giuseppe Perniciaro, direttore Uo Chirurgia plastica e Centro grandi ustionati dell’ospedale Villa Scassi della Asl 3 Genovese, ha contribuito in modo significativo alla ricostruzione della parete addominale e toracica. Anche il Centro ospedaliero universitario Tengandogo di Ouagadougou (Burkina Faso) ha inviato tre professionisti in osservazione, a testimonianza dell’importanza internazionale dell’intervento. Infine, il supporto delle associazioni, in particolare la Band degli Orsi che ospita la giovane mamma, ha permesso di trasformare una speranza in realtà, offrendo cure avanzate e accoglienza a questa famiglia venuta da lontano.

Una nuova vita per le gemelle e un messaggio di speranza
Le parole della mamma, Ouedraogo Gueiminatou, risuonano come un inno di gratitudine: “Ringrazio con tutto il cuore il Gaslini, i medici, gli infermieri e tutte le persone che hanno aiutato le mie bambine. Mai avrei immaginato che così tanti potessero voler bene a due piccole vite venute da lontano. Ci avete donato speranza e fiducia”. Il direttore generale del Gaslini, Renato Botti, ha enfatizzato come l’operazione abbia rappresentato non solo un momento di straordinaria competenza, ma anche di profonda umanità. Dietro l’esito positivo di questo intervento c’è un lavoro meticoloso, svolto giorno dopo giorno da professionisti altamente qualificati che operano in squadra in modo corale, mettendo sempre al centro la salute e il futuro dei bambini. Oggi, per le gemelline del Burkina Faso, si apre davvero una nuova vita, un futuro fatto di autonomia e possibilità, grazie a un’impresa che ha unito scienza, dedizione e una straordinaria catena di solidarietà. Questo successo non è solo un trionfo medico, ma un potente messaggio di speranza che attraversa i confini e illumina il valore della vita.