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Meloni e Angelo Duro, la nuova truffa spopola in rete: già nei guai centinaia di italiani

Pubblicato: 15/07/2025 17:36

«Un giorno triste per l’Italia: diciamo addio a Angelo Duro». È questo il titolo drammatico che compare su Facebook, alle 12:47, in un’inserzione pubblicitaria che mostra un finto screenshot di una conversazione mai avvenuta tra il comico Angelo Duro e il dj Francesco Quarna. Il contenuto, ovviamente truffaldino, punta a far cliccare su un link per attirare gli utenti in una truffa mascherata da notizia.

Alle 14:00 dello stesso giorno, un’altra pubblicità compare online: questa volta si tratta di una falsa intervista che coinvolge il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, all’interno di un sito che replica graficamente quello di RaiNews. Il Ranucci fittizio promuove una piattaforma di investimenti truffaldina. Solo un minuto prima, un’altra inserzione sfruttava l’immagine di un noto trader per ingannare gli utenti.

Alle 16:36 spunta poi uno dei contenuti più inquietanti: un deepfake del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con voce sintetica, che invita gli utenti a investire 250 euro per “guadagnare fino a 23.000 euro al mese”. Il video era stato confezionato in modo sofisticato, ospitato su una pagina che imitava perfettamente l’estetica del Corriere della Sera. È l’unica tra le inserzioni citate a essere stata rimossa da Meta, insieme alla pagina che la ospitava, anche se nel frattempo aveva già raggiunto 116.000 visualizzazioni.

Il fenomeno delle inserzioni-truffa su Facebook e Instagram non è nuovo. Secondo il Centro di Sicurezza di Meta, dal 2022 sono stati oltre 1,3 miliardi gli account utilizzati per le cosiddette “scam”. Nonostante gli investimenti dichiarati nella lotta a queste truffe, la risposta tecnica – tra algoritmi, moderatori umani e sistemi di riconoscimento facciale – si sta rivelando insufficiente.

Secondo un’indagine del Wall Street Journal pubblicata lo scorso maggio, il 70% delle nuove inserzioni su Meta promuove contenuti truffaldini. Un’analisi dell’EDMO (European Digital Media Observatory) firmata da Lucia Bertoldini e Thanos Sitistas conclude che Meta dovrebbe migliorare i sistemi di rilevamento e rafforzare la collaborazione con le autorità e i fact-checker per proteggere gli utenti europei.

Nel frattempo, in California è stata avviata una class action da parte di investitori che affermano di aver perso 3 milioni di euro proprio a causa di sponsorizzate fraudolente. Come accaduto nel caso del finto video del giornalista Martin Wolff, anche loro sono stati convinti via WhatsApp a investire in titoli manipolati secondo lo schema “pump and dump”, che li ha portati a pesanti perdite.

Il fenomeno, tuttavia, non riguarda solo l’Italia. In Polonia, alcune truffe pubblicitarie sono persino di natura pornografica, secondo quanto riferito da AI Forensics. Negli Stati Uniti, il procuratore generale della Pennsylvania ha inviato a Meta una lettera firmata da una coalizione bipartisan, chiedendo una revisione urgente delle pratiche pubblicitarie della piattaforma.

La lettera accusa Meta di non riuscire a fermare queste truffe, che si evolvono più rapidamente dei sistemi di sicurezza adottati. “Se Meta non riesce a contrastarle efficacemente – si legge nel documento – allora dovrebbe smettere del tutto di pubblicare annunci pubblicitari legati agli investimenti”. Una richiesta drastica, ma che riflette il crescente allarme istituzionale verso un problema ormai sistemico.

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