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Nata tra i reali, finita in cella: chi è davvero Constance Marten

Pubblicato: 15/07/2025 16:13
constance marten

Un abisso di tragedia e caduta sociale: questa è la parabola di Constance Marten, l’aristocratica britannica la cui vita, iniziata tra gli agi di una famiglia nobile, è culminata nella squallore di una cella di prigione.

Insieme al suo compagno, Mark Gordon, un uomo dal passato criminale e dalla psiche disturbata, è stata condannata per l’omicidio colposo della loro figlioletta di poche settimane. Una sentenza attesa a settembre sigillerà il loro destino con lunghi anni di detenzione, dopo essere già stati riconosciuti colpevoli di occultamento di cadavere, crudeltà verso l’infanzia e pervertimento della giustizia.

Un’infanzia privilegiata e il primo trauma

Nata 38 anni fa in circostanze radicalmente diverse, Constance era la rampolla di un’illustre e nobile famiglia. Cresciuta in una vasta dimora georgiana, circondata da ogni comfort e privilegio, la sua stirpe vantava legami diretti con la monarchia britannica: la nonna era figlioccia della Regina Madre e compagna di giochi della Principessa Margaret, sorella di Elisabetta, mentre il padre era stato paggio della defunta Regina. Eppure, proprio da questa figura paterna arrivò il primo, devastante trauma: l’abbandono della famiglia e della figlia di nove anni, in seguito a una crisi mistica che lo portò a trasferirsi in Australia.

Il viaggio in Nigeria e il ritorno segnato

Dopo aver completato gli studi in esclusive scuole private, Constance, come molti giovani della sua classe sociale, intraprese un lungo viaggio prima di accedere all’università. Fu in Nigeria che la sua vita prese una piega inaspettata e drammatica: si unì a una setta cristiana guidata da un santone che abusava delle sue seguaci. Mesi di incubo la segnarono indelebilmente. Al suo ritorno in Inghilterra, pur riprendendo la vita sociale all’Università di Leeds e finendo persino sulle pagine di Tatler come “pupa del mese” – un ritratto che svelava un innegabile tratto ribelle – chi la conosceva percepiva la profondità del suo cambiamento. La sua carriera, tentata nel giornalismo e nel teatro, non decollò.

L’incontro fatale con Mark Gordon

Il 2016 segnò una svolta irrevocabile: un incontro fortuito in un negozio indiano la portò a conoscere Mark Gordon. Lui, un britannico di origine giamaicana, aveva alle spalle un passato terrificante negli Stati Uniti: a soli 14 anni aveva violentato barbaramente una donna, sottoponendola a ore di sevizie inaudite. Condannato a 40 anni di carcere dopo un altro tentato stupro, ne aveva scontati 20 prima di essere deportato in Gran Bretagna. Due mondi agli antipodi si scontrarono: lei, alta un metro e ottanta, una bellezza da copertina, modi e accento da upper class; lui, più basso, più anziano di 13 anni, con la pancetta e la calvizie incipiente, il suo slang giamaicano-americano a testimoniare una vita ai margini. Eppure, per Constance, fu amore a prima vista, un’infatuazione totalizzante che la spinse a recidere ogni legame con la sua famiglia e il suo ambiente sociale.

Una vita di degrado e la spirale discendente

La coppia si stabilì insieme, ma la loro esistenza fu un susseguirsi di squallore, fatta di continui spostamenti e sostentata dai fondi della famiglia di lei. Mark era un uomo descritto come uno psicopatico violento, capace di atti estremi, come scaraventare Constance giù da una finestra. Il loro era chiaramente un rapporto malato, intriso di coercizione. Eppure, Constance sembrava consumata dal desiderio di espiare una colpa ancestrale, di liberarsi di un retaggio sociale di cui si vergognava (una zia aveva sposato il figlio di Oswald Mosley, il leader fascista inglese). Dalla loro unione nacquero quattro figli, che nel 2022 furono sottratti loro e dati in adozione, data l’incapacità dei genitori di crescerli in condizioni accettabili. Fu a quel punto che la spirale precipitò: a Natale dello stesso anno nacque la quinta figlia, Victoria. Constance partorì in segreto e, per paura dell’intervento dei servizi sociali, la coppia si diede alla fuga.

La caccia all’uomo e la tragica fine

La vicenda divenne di dominio pubblico, innescando una caccia all’uomo durata 54 giorni. Constance e Mark si spostavano continuamente, dormendo dove potevano e pagando tutto in contanti. Dopo numerosi avvistamenti, furono fermati a Brighton nel febbraio di due anni fa. Ma per la piccola Victoria era ormai troppo tardi: la bambina era morta di freddo e incuria, il suo corpicino nascosto in una borsa della Lidl. Come ha dichiarato il giudice nel pronunciare la condanna, per la piccola è stata finalmente fatta giustizia.

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