La telefonata intercorsa il 4 luglio tra l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha squarciato il velo su una potenziale e drammatica escalation del conflitto in corso tra Ucraina e Russia. Il Financial Times, citando “fonti informate sul colloquio”, ha rivelato un’indicazione sbalorditiva da parte di Trump: l’incoraggiamento esplicito a Kiev di colpire più in profondità il territorio russo. Non solo, ma il tycoon avrebbe spinto l’idea di utilizzare missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti per raggiungere obiettivi di altissimo valore simbolico e strategico come Mosca e San Pietroburgo.
L’obiettivo, secondo le stesse fonti, sarebbe quello di “far soffrire” i russi al punto da costringerli, esausti e con le spalle al muro, a sedersi al tavolo dei negoziati. Questa rivelazione, se confermata in ogni suo dettaglio, proietterebbe un’ombra lunga e inquietante sulle future dinamiche geopolitiche, delineando scenari di conflitto ben oltre quanto finora immaginato.

Un dialogo che ridefinisce le regole del gioco
L’essenza di questa conversazione telefonica è racchiusa in uno scambio di battute di sorprendente schiettezza, quasi brutale nella sua semplicità, che segna una potenziale svolta epocale. “Volodymyr, potete colpire Mosca? Potete colpire anche San Pietroburgo?”, avrebbe domandato Trump. La risposta di Zelensky, altrettanto diretta e priva di esitazioni, sarebbe stata: “Certamente, possiamo farlo se ci date le armi”. Questa interazione non è una mera curiosità diplomatica; è, piuttosto, un indicatore lampante di un cambio di rotta radicale nella posizione di Donald Trump rispetto alle sue precedenti promesse elettorali.
Per anni, la sua retorica si è basata sulla promessa di porre fine rapidamente al conflitto in Ucraina e di mantenere gli Stati Uniti fuori dalle “guerre straniere”, privilegiando una politica di disimpegno. Ora, invece, emerge una visione che contempla l’uso di una forza molto più incisiva, suggerendo un desiderio di accelerare la risoluzione del conflitto attraverso una pressione militare senza precedenti. La domanda cruciale che emerge da questo scenario è se tale linea dura sia dettata da un genuino intento di pace o piuttosto da una strategia di negoziato aggressiva, che potrebbe però innescare una reazione a catena incontrollabile. La stampa internazionale, infatti, si interroga su quanto la Casa Bianca sia disposta a spingersi in questa direzione e se l’effettivo invio di armi con capacità di attacco così profonde sia una possibilità concreta o semplicemente una leva negoziale.

I missili Tomahawk e l’ombra di un’escalation imminente
L’ipotesi di una fornitura di armamenti con capacità offensive senza precedenti è corroborata dalle recenti rivelazioni del Washington Post. Il quotidiano ha riportato che, nella fase decisionale che ha preceduto l’annuncio del nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev, concertato strettamente con la NATO, Donald Trump avrebbe seriamente valutato l’invio di missili Tomahawk. Si tratta di armi cruise di comprovata efficacia e precisione, le stesse utilizzate il mese scorso per colpire obiettivi in Iran, e che, nelle mani di Kiev, aprirebbero la strada a attacchi diretti e devastanti contro i centri vitali della Federazione Russa, inclusi Mosca e San Pietroburgo. Le fonti citate dal Post hanno confermato che il tycoon ha discusso e ponderato questa possibilità fino a venerdì scorso, evidenziando la serietà dell’intento dietro questa manovra.
Al momento, i missili Tomahawk sembrano essere stati esclusi dalla lista delle armi destinate a Kiev. Tuttavia, l’avvertimento delle fonti è chiaro: questa esclusione potrebbe essere temporanea. I Tomahawk potrebbero essere reintrodotti nell’elenco in un momento successivo, qualora il presidente decidesse di esercitare una pressione ancora maggiore su Mosca. Questa prospettiva aggiunge un livello di incertezza e preoccupazione al quadro generale. L’introduzione di tali armamenti cambierebbe drasticamente l’equilibrio delle forze e la percezione del conflitto, elevando il rischio di una risposta russa altrettanto feroce e potenzialmente portando a un’escalation che nessuno finora ha osato immaginare. Le implicazioni di una tale mossa sarebbero immense, non solo per il conflitto in Ucraina, ma per la stabilità e la sicurezza globale nel suo complesso, rendendo ogni futura decisione americana di cruciale importanza. La tensione rimane alta, e il mondo osserva con il fiato sospeso le prossime mosse di Washington e Kiev, consapevole che ogni scelta potrebbe ridefinire gli equilibri del XXI secolo.