
Nel silenzio impastato di afa che accompagna le sere d’estate, le città sembrano rallentare, ma sotto la calma apparente può covare la rabbia. Certe storie iniziano come tante, tra sguardi e parole che sembrano promettere, per poi degenerare lentamente. È nel passaggio dall’amore al possesso che si insinua la violenza, muta e strisciante. E spesso, quando esplode, lascia dietro di sé solo frantumi: lividi, traumi e paura.
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Le relazioni tossiche non nascono dall’oggi al domani. Si costruiscono un episodio alla volta, tra scuse e abusi, tra silenzi e giustificazioni. Fino a quando qualcosa si spezza, e la cronaca è costretta a raccogliere l’ennesimo frammento di una violenza che si sarebbe potuta fermare molto prima.
Aggredita e poi investita: la furia dell’ex
È accaduto ad Acerra, in provincia di Napoli, nella serata di martedì 15 luglio 2025. Un ragazzo di vent’anni ha prima picchiato la sua ex fidanzata, una 19enne con cui aveva avuto una relazione durata nove mesi, e poi ha investito lei e tre sue amiche con lo scooter, fuggendo subito dopo.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il ragazzo non si era mai rassegnato alla fine della storia, terminata cinque mesi fa per l’eccessiva gelosia e i comportamenti aggressivi che imponeva alla giovane. Le limitava le amicizie, le impediva di uscire, e in più occasioni l’avrebbe picchiata, anche con morsi, ma la ragazza non lo aveva mai denunciato.

Una storia segnata da violenze mai denunciate
Il 20enne, un operaio incensurato, aveva iniziato da settimane una serie di atti persecutori nei confronti dell’ex compagna: la pedinava, ha tentato di aggredirla, ha danneggiato la sua auto. I segnali c’erano, ma come spesso accade, la ragazza aveva scelto di non denunciare, forse per paura o per sfiducia.
Poi, l’ultimo atto. Martedì sera, dopo averla cercata per ore, l’ha trovata insieme ad alcune amiche. L’ha insultata, schiaffeggiata, e quando lei ha tentato di fuggire verso un’auto parcheggiata, lui ha accelerato con lo scooter e si è lanciato contro il gruppo di ragazze. Le ha travolte tutte e quattro, per poi dileguarsi nella notte.
Le ragazze in ospedale, lui in carcere a Poggioreale
Tutte e quattro le giovani sono state trasportate in ospedale. Fortunatamente, nessuna di loro è in pericolo di vita, ma le lesioni riportate sono la prova tangibile della violenza subita. La 19enne ha trovato la forza, finalmente, di raccontare tutto ai carabinieri, ricostruendo mesi di soprusi e l’escalation culminata nell’investimento.
Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini e in breve tempo sono riuscite a rintracciare il ventenne, raccogliendo elementi sufficienti a convalidarne l’arresto. Ora si trova nel carcere di Poggioreale con accuse gravissime: atti persecutori, maltrattamenti, lesioni personali e percosse.

Una vicenda che riapre il dibattito sulla violenza sommersa
Questa storia è l’ennesima dimostrazione di quanto spesso la violenza di genere si manifesti ben prima dell’aggressione fisica finale. Sono i segnali – il controllo, le minacce, l’isolamento – a dover essere riconosciuti e fermati per tempo. Ma troppo spesso restano invisibili o sottovalutati, fino a quando è troppo tardi.
Il caso di Acerra pone ancora una volta al centro il tema della prevenzione. Denunciare è difficile, specialmente per chi si sente intrappolato in una relazione tossica, ma è l’unica strada possibile per spezzare un meccanismo che altrimenti rischia di trasformarsi in tragedia.
L’intervento rapido dei carabinieri ha evitato il peggio, ma resta l’amaro: tutto questo poteva – e doveva – essere evitato. A pagare, ancora una volta, è stata una giovane donna che voleva solo riprendersi la sua libertà.