
Marzio Capra, il genetista che assiste la famiglia di Chiara Poggi, vittima dell’omicidio di Garlasco, ha chiarito la natura del DNA rinvenuto sulla garza utilizzata per il prelievo di materiale genetico dalla bocca della ragazza. Contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare, su questa garza non esiste alcun profilo completo di DNA. Il genetista ha sottolineato questo aspetto con documentazione alla mano.

La nuova indagine e la ricerca dell’aplotipo Y
La nuova indagine, voluta dalla Procura di Pavia, vede Andrea Sempio indagato in concorso con ignoti o con Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima già condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. La ricerca genetica si è concentrata sull’aplotipo Y. Questa traccia è di tipo maschile. Però non può portare all’identificazione di un singolo soggetto. Permette solo di stabilire una linea paterna.
Le parole del genetista Capra: nessuna improvvisazione in genetica
Capra ha espresso il suo dissenso rispetto a interpretazioni imprecise in materia genetica. Ha spiegato che “in genetica non ci si improvvisa”. Non si può “giocare con le parole”. È stata rilevata una quantità infinitesimale di DNA ignoto. Si tratta di DNA nucleare, perché il cromosoma Y è nucleare. Ma il suo contenuto non è identificativo di un singolo individuo. Questo è vero “mai e in nessun caso”, ha ribadito con forza.
Il genetista ha anche evidenziato le profonde differenze tra questo caso e l’omicidio di Yara Gambirasio. Per l’omicidio di Yara Gambirasio è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti. In quel caso, la traccia genetica è stata cruciale. Qui, la traccia genetica è in quantità irrilevante. La garza è stata probabilmente contaminata e maneggiata da più persone.

L’ipotesi della contaminazione della garza
L’ipotesi più plausibile, secondo Capra, è che questa porzione centrale di garza sia stata afferrata e contaminata. Una prova a favore di questa tesi risiede nel fatto che, pur trovandosi nella bocca di Chiara Poggi, è la componente in cui meno è presente il suo DNA. Il materiale genetico della vittima è risultato qui molto basso. Questo suggerisce che la garza potrebbe aver subito una contaminazione esterna. La presenza di tracce infinitesimali di DNA ignoto non conduce a un’identificazione specifica. Questo rafforza l’idea che la garza non contenga un profilo genetico utile per l’identificazione di un nuovo sospettato.
Il genetista ha chiarito che il ritrovamento di una traccia così esigua non equivale a un profilo genetico completo. Le sue affermazioni si basano su principi scientifici rigorosi. Ha ribadito l’impossibilità di estrapolare da un aplotipo Y una corrispondenza univoca con un individuo specifico. Le sue dichiarazioni sono volte a impedire interpretazioni errate dei risultati. Queste interpretazioni potrebbero fuorviare l’opinione pubblica. Ha voluto evitare che si creino false aspettative. La prudenza è necessaria quando si analizzano tracce genetiche minime e potenzialmente contaminate. La scienza forense richiede una metodologia rigorosa. Il contesto di un reperto è fondamentale.
La gestione della garza dopo il prelievo è cruciale. Ogni passaggio può influenzare la qualità del DNA. Capra ha sottolineato che un “gioco di parole” sulla terminologia genetica è inaccettabile. Ogni termine scientifico ha un significato preciso. La differenza tra “profilo completo di DNA” e “traccia infinitesimale di DNA nucleare” è enorme. La prima permette un’identificazione. La seconda no. Il suo obiettivo è fornire una spiegazione chiara. La spiegazione deve essere basata su dati scientifici. Deve essere priva di sensazionalismi. La famiglia della vittima ha sempre cercato la verità. Il genetista ha voluto offrire un contributo di chiarezza nel procedimento.