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“A un maschio, qualche doping…”. Sinner, Mauro Corona imbarazza Bianca Berlinguer così

Pubblicato: 16/07/2025 14:03
Sinner Mauro Corona Berlinguer

C’è chi vince sul campo, e chi, guardando quella vittoria, ritrova per un momento fiducia, sollievo, orgoglio. Le imprese sportive, quando genuine, non sono mai solo questione di punti, classifiche o record: diventano strumenti collettivi di riscatto emotivo e sociale. Lo sa bene chi, come Mauro Corona, osserva lo sport non solo con gli occhi del telespettatore, ma con lo sguardo di chi cerca in quelle imprese un’eco delle fatiche quotidiane. E così, la vittoria di Jannik Sinner è diventata anche altro: un motivo di riflessione – e, come spesso accade nel caso di Corona, anche di provocazione.
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La puntata del 15 luglio di È sempre Cartabianca, in onda su Rete 4, ha visto proprio lo scrittore e alpinista friulano protagonista di un commento che ha fatto discutere, alternando toni ispirati ad accenni ironici. Tutto a partire dal trionfo del numero uno al mondo del tennis.

L’elogio di Mauro Corona alla vittoria di Sinner

Nel corso della trasmissione condotta da Bianca Berlinguer, Mauro Corona si è detto “molto contento” per il risultato ottenuto da Jannik Sinner, sottolineando non solo l’importanza sportiva dell’impresa, ma anche il valore simbolico e sociale di un campione che si comporta con sobrietà, senza mai perdere il controllo.

“Uno sportivo vero – ha affermato Corona – non dà in escandescenze, non fa sceneggiate. Al massimo si concede un gesto di vittoria. E quando vincono, non vincono solo per se stessi, ma ci gratificano tutti. Ci tolgono, anche solo per un attimo, dai nostri fallimenti, dalle nostre paure, dalle ansie e angosce. Sono qualcosa che ci aiuta a vedere la vita”.

Un discorso che ha trovato l’approvazione della conduttrice, e che ha messo in luce il modo in cui i grandi sportivi possono diventare punti di riferimento, specie in una società provata da difficoltà quotidiane.

Il tradimento dello sport e il peso della fiducia

Corona ha poi ampliato il suo ragionamento, portando l’attenzione su episodi negativi legati ad altri ambiti sportivi, in particolare al ciclismo, dove – ha ricordato – in passato si sono verificati casi di doping. Per lui, quando uno sportivo bara, “non tradisce solo se stesso e lo sport, ma tradisce tutti noi. Perché noi ci affidiamo a loro, li seguiamo e ci sentiamo riscattati dalle loro vittorie. Loro sono fondamentali per la nostra vita umile e faticosa”.

Il messaggio è chiaro: ogni atleta che sale su un podio rappresenta anche chi resta a guardare, chi si emoziona davanti alla TV o sugli spalti. E quando quell’atleta bara, infrange un patto di fiducia collettiva.

La battuta finale e l’intervento della Berlinguer

Ma, come spesso accade nei suoi interventi, Corona non ha rinunciato a chiudere con una nota ironica. Dopo il suo appassionato discorso sul valore morale degli sportivi, ha infatti dichiarato, con un sorriso malizioso: “Al maschio di una certa età, qualche doping lo dobbiamo concedere…”.

Un’uscita che ha suscitato l’ilarità in studio e tra i telespettatori, spingendo la conduttrice a intervenire scherzosamente: “Allo sportivo? Allo sportivo di una certa età?”. Corona ha risposto con un ghigno eloquente, senza aggiungere altro. Un modo per alleggerire il tono della discussione, mantenendo però il focus sulla serietà delle parole precedenti.

Lo sport come specchio della società

Il commento di Mauro Corona sul successo di Jannik Sinner ha colto nel segno non solo per l’analisi sul comportamento dell’atleta, ma anche per il modo in cui ha saputo restituire il senso collettivo della vittoria sportiva. In un momento in cui molte figure pubbliche vacillano nella coerenza e nella trasparenza, vedere un giovane campione che mantiene lucidità, rispetto e umiltà anche al massimo del successo diventa un esempio prezioso.

La sobrietà di Sinner, esaltata da Corona, è oggi letta come un segnale positivo, in controtendenza con una cultura sportiva che spesso privilegia l’eccesso e il protagonismo. E in questa lettura, il racconto si fa corale: perché ogni punto vinto da un campione diventa anche una piccola, silenziosa vittoria per chi crede ancora nei valori dello sport.

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