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Arrestato in Germania l’ex braccio destro di Almasri a Mitiga: era a Francoforte

Pubblicato: 17/07/2025 13:21

È finito in manette a Francoforte uno degli uomini più temuti della Libia. Al Hishri, meglio conosciuto con il soprannome di Al Bouti, è stato arrestato al suo arrivo in Germania, dove si trovava per motivi ancora da chiarire. Considerato il braccio destro di Osama Najim Almasri, era da tempo nel mirino della giustizia internazionale per le sue responsabilità nei crimini commessi nella famigerata prigione di Mitiga.

Secondo le prime informazioni, le autorità tedesche lo hanno formalmente fermato e trattenuto in attesa della richiesta ufficiale di estradizione da parte della Corte penale internazionale (Cpi). Fonti libiche riportano che il fermo sarebbe avvenuto già da diverse ore, ma la notizia è stata resa pubblica solo in seguito al riscontro da parte di fonti giudiziarie tedesche. Al Bouti si trova ora in un centro di detenzione tedesco ad alta sicurezza.

Al Bouti era noto come uno dei veri padroni di Mitiga, il carcere lager che da anni è al centro delle indagini della Cpi per crimini contro l’umanità. La struttura, situata nei pressi dell’aeroporto di Tripoli, è tristemente nota per le violenze sistematiche che vi sarebbero state inflitte a centinaia di detenuti, in gran parte migranti, oppositori politici e civili libici.

Secondo il Panel of Experts dell’Onu, Al Bouti è tra i principali responsabili di torture, violenze sessuali e detenzioni arbitrarie. Numerose testimonianze raccolte negli ultimi anni da ong internazionali, da giuristi libici in esilio e dalle stesse Nazioni Unite hanno descritto un sistema di brutalità organizzata, con metodi da vera e propria macchina repressiva.

Ex detenuti hanno raccontato scene agghiaccianti: “Sospensioni per ore dalle spalle, con conseguenti lussazioni; percosse con tubi di plastica; colpi ai piedi con una gabbia chiamata ‘al-Falqa’; nasi e denti rotti”. Molti riferiscono anche di violenze sessuali e minacce di morte. Le responsabilità, secondo i rapporti ufficiali, ricadono su Al Hishri, ma anche su altri funzionari come Moadh Eshabat, Hamza al-Bouti Edhaoui, Ziad Najim e Nazih Ahmed Tabtaba.

A dirigere l’intero apparato repressivo erano Osama Najim Almasri e Mahmoud Hamza, vertici della milizia Radaa, poi nota come SDF (Special Deterrence Force), una delle più potenti fazioni armate della Libia post-Gheddafi. I due, secondo l’Onu, hanno gestito direttamente le operazioni dentro Mitiga, trasformandola in un centro di tortura sistematica.

Il nome di Al Bouti era già comparso in diversi fascicoli giudiziari internazionali, ma finora era riuscito a evitare l’arresto, protetto dalla fragilità istituzionale libica e da legami con gruppi armati attivi nel paese. Il suo arresto rappresenta un primo passo verso la giustizia per le vittime di Mitiga, anche se molti altri responsabili risultano ancora latitanti.

L’estradizione verso l’Aja potrebbe aprire una nuova fase nei procedimenti internazionali contro i crimini libici. Le autorità tedesche, che hanno agito in coordinamento con Europol e le unità investigative della Cpi, si preparano a trasmettere tutta la documentazione. Intanto, le famiglie delle vittime sperano che questa cattura possa segnare un punto di svolta.

Resta ora da capire se l’arresto di Al Bouti porterà all’individuazione e alla cattura di altri membri del sistema repressivo di Mitiga. Intanto, la notizia sta facendo il giro del mondo: uno dei torturatori più noti della Libia è finito dietro le sbarre in Europa. E questa volta, difficilmente potrà contare su impunità o protezioni locali.

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