
Dimessa dopo il parto nonostante la febbre alta, poi il rapido peggioramento e la morte. A sei anni da quel giorno, la giustizia ha stabilito le prime responsabilità per la tragedia di Lucia Balzano, la giovane mamma di 28 anni deceduta per una meningite non diagnosticata. La donna, dopo aver dato alla luce suo figlio in una clinica privata, era tornata più volte in ospedale lamentando forti dolori e febbre alta, ma i segnali di un’infezione grave furono sottovalutati.
La sera del 31 gennaio 2019 Lucia morì tra le braccia del marito, una settimana dopo il parto, lasciando il suo bimbo appena nato, la sua famiglia e un’intera comunità nel dolore. La causa del decesso: una sepsi da meningite, che nessuno era riuscito o aveva voluto diagnosticare in tempo. Oggi, i familiari della giovane hanno ottenuto una prima forma di verità, attraverso due condanne per omicidio colposo.

La tragedia si consumò a Torre del Greco, in provincia di Napoli, presso la clinica Le Due Torri, dove Lucia aveva appena partorito. Nonostante le condizioni febbrili, la neomamma venne dimessa prematuramente. Nei giorni successivi, fu ricoverata due volte all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, ma anche qui nessuno diagnosticò l’infezione in corso. Il quadro clinico peggiorò irrimediabilmente.
Dopo anni di indagini e udienze, è arrivata la prima condanna: il giudice del tribunale di Torre Annunziata ha inflitto un anno e mezzo di reclusione a un anestesista della clinica privata, accogliendo la richiesta avanzata in aula dal pubblico ministero Antonio Barba. La pena, come previsto, è sospesa e non prevede l’arresto immediato, ma segna un punto fermo sulla catena di negligenze.
Un altro medico, una dottoressa del pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo, aveva già patteggiato una pena di otto mesi, anche questa sospesa, durante l’udienza preliminare. Le sue responsabilità sono state ritenute gravi ma in parte mitigate dal rito scelto, che ha evitato il processo.

La famiglia di Lucia Balzano, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Rizzo, si è costituita parte civile nel processo. A chiedere giustizia sono stati il marito, il figlio nato pochi giorni prima della tragedia, i genitori e la sorella. “Non volevamo vendetta – ha dichiarato il padre della giovane – solo verità e responsabilità”.
La sentenza segna un primo riconoscimento delle negligenze sanitarie che hanno causato la morte di Lucia. Il giudice ha annunciato che entro 90 giorni verranno rese pubbliche le motivazioni della condanna, che potrebbero fare chiarezza sul mancato intervento tempestivo e sulle eventuali ulteriori responsabilità.
La vicenda ha sollevato interrogativi pesanti sulla gestione clinica post-parto, sulla diagnosi differenziale di sintomi chiari e ripetuti, e sulla necessità di una maggiore attenzione ai segnali d’allarme nelle pazienti in fase postnatale. Lucia, infatti, avrebbe potuto essere salvata con una diagnosi corretta e una terapia antibiotica adeguata.
Ora la famiglia attende quelle motivazioni per capire, nero su bianco, cosa non ha funzionato, chi ha davvero ignorato i segnali e se vi siano ancora margini per chiedere ulteriori accertamenti. Intanto, il nome di Lucia Balzano continua a vivere nel ricordo di chi le ha voluto bene – e nel diritto di suo figlio a sapere tutta la verità.