
Una mattinata qualunque ha preso una piega inaspettata. Un boato sordo ha scosso le prime ore di lavoro, seguito da una vibrazione che ha fatto tremare finestre e pavimenti. Molti, presi dal panico, hanno abbandonato uffici e negozi, riversandosi nelle strade con sguardi interrogativi, mentre altri hanno mantenuto la calma, forse abituati alle sottili scosse che di tanto in tanto disturbano la quiete.
Si è diffusa rapidamente una confusione generale. Le persone hanno iniziato a domandarsi cosa fosse accaduto, scambiandosi ipotesi e timori. Le voci si sono rincorse, alimentando una certa apprensione in chi aveva percepito chiaramente l’evento. Quel giorno, la routine quotidiana ha lasciato spazio a un mistero che ha tenuto tutti col fiato sospeso, in attesa di risposte chiare e rassicuranti.
Un risveglio con il tremore
La terra ha vibrato distintamente. Erano le 8:31 del mattino e molti cittadini erano già al lavoro. Alcuni non si sono scomposti, altri hanno preferito uscire in strada, per pura sicurezza. La scossa, di per sé, non è stata forte: una magnitudo di 1,7. L’epicentro, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), si trovava a tre chilometri da Montignoso, precisamente nella zona di Altagnana, vicino a un bacino marmifero.
Il rumore e la vibrazione del terremoto, avvertiti anche in alcune aree della Lunigiana e nei comuni di Massa e Carrara, dove molte persone hanno abbandonato gli edifici, hanno generato una momentanea apprensione. Un terremoto di lieve entità, apparentemente innocuo, ha però scatenato un vero e proprio giallo.

La prima versione dell’INGV
Inizialmente, la sala sismica dell’INGV di Roma ha classificato il fenomeno come un evento di origine artificiale. Hanno sottolineato che si trattava di un’attività esplosiva collegata a operazioni estrattive. In effetti, a volte si usa l’esplosivo per mettere in sicurezza un fronte di cava (non è più consentito, invece, per l’estrazione del marmo). Il punto cruciale è che nessuno ne sapeva nulla: né i Comuni, né le forze dell’ordine, né tantomeno la Protezione Civile. Le operazioni di messa in sicurezza, infatti, richiedono comunicazione e autorizzazione da parte degli enti coinvolti. In questo caso, nessuna comunicazione, nessuna autorizzazione. La notizia ha iniziato a circolare e i Comuni si sono attivati subito per capire. Anche la Prefettura ha avviato le indagini. L’ipotesi, a quel punto, è diventata quella di un’esplosione illegale, quindi non autorizzata.
Qualche ora dopo, però, l’INGV ha aggiornato il suo sito. La dicitura “esplosione in cava” è sparita. È rimasta solamente l’indicazione di un semplice terremoto. Il quotidiano locale ha tentato di contattare l’istituto, ma non è riuscito a parlare con i referenti. L’accaduto, al momento, è rimasto un mistero, anche se l’ipotesi più accreditata, ora, è che si sia trattato semplicemente di un fenomeno sismico naturale.
Un territorio da monitorare
In attesa di eventuali chiarimenti ufficiali, l’episodio si è configurato come un fatto isolato e, fortunatamente, privo di conseguenze. La situazione è tornata velocemente alla normalità e non si sono registrati danni a persone o cose. La scossa, seppur lieve, ha comunque ricordato l’importanza di mantenere sempre alta l’attenzione su un territorio sismicamente attivo come quello apuano. La prevenzione e il monitoraggio costante rimangono essenziali per la sicurezza della popolazione e delle infrastrutture in una zona con una storia sismica significativa.