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Morte Alex Marangon, svolta nelle indagini! Dopo un anno cambia tutto: “Vicini alla verità”

Pubblicato: 17/07/2025 20:01

La vicenda di Alex Marangon, giovane di 25 anni originario di Marcon (Venezia), si è trasformata in un giallo dai contorni sempre più complessi. La scoperta del suo corpo senza vita, in una mattina di inizio luglio 2024 sul letto del fiume Piave a Vidor (Treviso), aveva subito acceso l’attenzione delle autorità e della comunità locale. Dietro la quiete apparente di un paesaggio naturale si nascondeva una storia fatta di intrecci delicati tra culture lontane e le insidie delle sostanze psicotrope. Quella di Alex non era una semplice tragedia; era il punto d’arrivo di un percorso che aveva toccato mondi diversi, fino a culminare in un mistero ancora tutto da dipanare.

La svolta arriva dagli esami tossicologici

Nei fluidi corporei di Alex Marangon, il giovane trovato morto lo scorso 2 luglio 2024 sul greto del fiume Piave, sono state rilevate tracce di sostanze psicotrope, come confermato dagli esami tossicologici. Tra queste, la cocaina e gli estratti di ayahuasca, una bevanda psicoattiva di origine amazzonica, utilizzata tradizionalmente nei rituali sciamanici delle popolazioni andine. La presenza di queste sostanze ha aperto nuovi scenari investigativi, allontanando temporaneamente l’ipotesi di un omicidio da parte di ignoti.

Le analisi, eseguite dagli esperti dell’ospedale Burlo Garofolo di Trieste, sono state consegnate alla Procura e rappresentano un elemento cruciale per comprendere cosa abbia portato alla morte del giovane. La cocaina, noto stimolante del sistema nervoso centrale, combinata con l’ayahuasca, che induce stati di alterazione percettiva e psicologica, può avere effetti imprevedibili, soprattutto in soggetti non preparati o con condizioni fisiche particolari.

Un rito sciamanico e la ricerca di un’esperienza estrema

Le indagini hanno ricostruito che Alex aveva assunto l’ayahuasca circa quattro sere prima di essere ritrovato morto. La sostanza era stata consumata in occasione di un rito sciamanico a cui il giovane aveva deciso di partecipare, unendosi a un gruppo di persone accomunate dall’interesse per pratiche spirituali di origine indigena. Questi rituali, diffusi anche in Europa negli ultimi anni, richiamano spesso giovani in cerca di esperienze che vadano oltre la quotidianità, in un contesto di ricerca interiore e, talvolta, di evasione.

Tuttavia, la gestione e la provenienza di queste sostanze non sono sempre trasparenti né sicure, come sottolineano gli esperti di tossicologia. L’assunzione in un ambiente non controllato e senza adeguate garanzie mediche può facilmente sfociare in situazioni di grave pericolo. È proprio questo aspetto che la Procura sta valutando con attenzione, cercando di stabilire se vi siano responsabilità nella somministrazione o nel traffico delle droghe.

Un’inchiesta in evoluzione: da omicidio a reato connesso alla droga

Il fascicolo aperto inizialmente come omicidio a carico di ignoti potrebbe ora essere ricalibrato. La presenza nel corpo di Alex di cocaina e ayahuasca porta gli inquirenti a ipotizzare che il decesso sia un evento conseguente alla cessione di sostanze stupefacenti, configurando quindi un quadro diverso dal crimine violento. Se questa pista fosse confermata, si aprirebbe la strada a nuovi capi d’imputazione e a un diverso tipo di indagine, concentrata soprattutto sulla provenienza e la distribuzione delle droghe.

Gli investigatori stanno analizzando i contatti e le frequentazioni di Alex nelle settimane precedenti la morte, cercando di ricostruire la rete che ha portato all’assunzione di quelle sostanze. Al centro dell’attenzione c’è anche il gruppo che ha preso parte al rito sciamanico, dal quale Alex si era unito, per comprendere il ruolo di ogni partecipante e verificare eventuali responsabilità condivise.

Proseguono le indagini

Al momento, la Procura di Treviso mantiene il massimo riserbo sulle indagini, che proseguono senza esclusione di colpi. L’obiettivo è quello di chiarire ogni aspetto della vicenda, dalla provenienza delle sostanze alle responsabilità individuali, fino a ricostruire con precisione il momento e le cause del decesso.

Resta intanto viva la memoria di Alex Marangon, un ragazzo la cui vita si è interrotta tragicamente in circostanze ancora da definire, e che pone interrogativi difficili sul confine tra sperimentazione e rischio, tra libertà individuale e protezione collettiva.

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