
Più di un campione su tre di olio extravergine d’oliva analizzato è risultato contenere residui di pesticidi superiori ai limiti stabiliti dalla normativa europea. È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Università di Messina nel laboratorio diretto dal professor Luigi Mondello. Lo studio ha preso in esame 50 campioni raccolti tra il 2021 e il 2023, provenienti da vari Paesi dell’Unione Europea. Ben 21 di questi presentavano livelli di contaminazione oltre la soglia consentita. “Abbiamo selezionato 50 campioni di olio extravergine d’oliva, 23 italiani e 27 di origine europea”, spiega a Il Salvagente Mariosimone Zoccali, ricercatore dell’ateneo siciliano. Insieme ai colleghi Alessia Arena, Antonio Ferracane e Danilo Donnarumma, Zoccali ha analizzato oli provenienti da differenti annate (2021, 2022 e 2023) per ottenere un quadro rappresentativo della produzione olearia europea. I campioni sono stati reperiti sia attraverso un progetto europeo dedicato alla valorizzazione dell’olio extravergine, sia acquistandoli direttamente nei supermercati o da piccoli produttori locali.
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Cosa rivela il test
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda i campioni di olio biologico. “Abbiamo esaminato sei oli italiani certificati bio – racconta Zoccali – e nessuno di questi ha mostrato tracce rilevabili di pesticidi“. Un dato che conferma l’efficacia delle pratiche dell’agricoltura biologica nella tutela del consumatore. Per condurre l’indagine, il team ha sviluppato due metodi analitici innovativi, basati su cromatografia liquida e gassosa, capaci di rilevare fino a 260 sostanze chimiche. “La normativa UE richiede di monitorarne 185 – spiega Zoccali – ma noi siamo andati oltre, esaminandone 75 in più”. Il metodo è stato ottimizzato per una preparazione rapida del campione, riducendo l’impiego di solventi organici. Questo lo rende non solo più sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche più sicuro per chi opera in laboratorio. Utilizzando algoritmi europei, gli studiosi hanno stimato i livelli di esposizione acuta e cronica derivanti dal consumo di olio contaminato, concentrandosi in particolare sui soggetti più vulnerabili come i bambini.

I risultati: bambini i più esposti
Come spiega Il Salvagente, i dati raccolti mostrano che nel 2021 ben 8 campioni di olio extra vergine su 13 erano contaminati da almeno un pesticida. Nel 2022 la proporzione era 10 su 16, mentre nel 2023 è scesa a 3 su 21, segnando un miglioramento. Tuttavia, resta alta la preoccupazione per i consumatori più giovani: due pesticidi in particolare – la cipermetrina e la combinazione di endosulfan ed endosulfan solfato – hanno superato in media il 100% della Dose Giornaliera Accettabile (DGA) nei bambini. “Questo dato – sottolinea Zoccali – rappresenta un campanello d’allarme per la salute infantile, in quanto evidenzia un rischio cronico a lungo termine”. Per gli altri gruppi di popolazione, come adulti, anziani, donne in gravidanza o in allattamento, non si sono registrati superamenti della DGA. Per quanto riguarda l’esposizione acuta, solo la cipermetrina ha superato i livelli di sicurezza nei bambini, in particolare nei Paesi come Italia e Spagna dove il consumo di olio extravergine è più elevato. Per le altre fasce di popolazione, invece, non sono emersi rischi significativi.