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Spari e urla, follia in Italia: ucciso così davanti a tutti, colpito anche un bambino

Pubblicato: 17/07/2025 12:51

Colpi di arma da fuoco, urla, corpi a terra. È questo lo scenario drammatico che si è presentato davanti agli occhi di chi si trovava in strada in una tranquilla serata d’estate, improvvisamente spezzata da una violenza brutale. Un vero e proprio scontro a fuoco ha sconvolto una zona residenziale, lasciando sul selciato sangue, bossoli e un’intera comunità sotto shock.

Le sirene delle ambulanze e delle forze dell’ordine hanno rotto il silenzio pochi minuti dopo. La corsa disperata dei soccorritori, i lampeggianti blu, le transenne. Sul posto anche numerosi curiosi, increduli di fronte a quanto accaduto. Una sparatoria, con un bilancio tragico: un uomo morto e tre feriti, di cui uno in condizioni gravissime.

Fermato il presunto killer

C’è un fermo per la sparatoria avvenuta nella serata di mercoledì 16 luglio in via Machiavelli, nel cuore del quartiere Tamburi. A perdere la vita è stato Carmelo Nigro, 45 anni, mentre altre tre persone sono rimaste gravemente ferite. Si tratta di Michael Nigro, 20 anni, figlio della vittima; Pietro Caforio, 34 anni, colpito alla testa; e Vincenzo Fago, 65 anni, raggiunto da un proiettile a una gamba. Il principale sospettato è Michele Caforio, 36 anni, fratello di Pietro, fermato su disposizione della direzione distrettuale antimafia e interrogato per tutta la notte in Questura.

L’agguato si è consumato in pochi istanti, tra i passanti e le famiglie che affollavano le strade per assistere alla tradizionale processione del Carmine. Gli agenti della Squadra mobile hanno rinvenuto almeno una decina di bossoli sul luogo della sparatoria. Uno di questi si è conficcato nel muro di una palazzina, sfiorando una finestra e lasciando intuire quanto potesse essere alta la potenzialità distruttiva dell’azione armata.

La pista dello spaccio e i precedenti tra i Nigro e i Caforio

L’ipotesi investigativa su cui si stanno concentrando gli inquirenti è quella di un possibile regolamento di conti legato al controllo delle piazze di spaccio. In particolare, al centro del presunto scontro ci sarebbero le famiglie Nigro e Caforio, entrambe già note alle forze dell’ordine per precedenti legati alla criminalità organizzata. La dinamica dell’agguato lascia intendere una volontà precisa di colpire, in modo diretto e violento, i membri del gruppo rivale.

Non è la prima volta che via Machiavelli è teatro di un fatto di sangue. Proprio in quella zona, nel 2020, fu ucciso Graziano Rotondo, 39 anni, sorpreso all’interno di un bunker mentre cercava di rubare sostanze stupefacenti. Per quell’episodio, che destò all’epoca grande clamore, tre persone furono condannate in primo grado: due all’ergastolo, una a vent’anni di carcere. L’eco di quella vicenda sembra tornare oggi in una nuova spirale di violenza.

Carmelo Nigro e l’operazione Leon

Carmelo Nigro, vittima dell’agguato, non era estraneo agli ambienti della criminalità locale. Il suo nome era infatti emerso nell’ambito dell’operazione antidroga Leon, condotta nel dicembre del 2024, che aveva portato all’arresto di numerosi affiliati a un presunto clan attivo nella provincia jonica. Nigro, dopo un periodo agli arresti domiciliari, era tornato da poco in libertà.

Il suo rientro in strada, secondo alcune fonti investigative, avrebbe potuto inasprire equilibri già instabili tra gruppi criminali in competizione. La sua presenza in via Machiavelli nella serata di mercoledì potrebbe quindi non essere stata casuale, ma parte di una rete di incontri, pressioni o trattative all’interno del sottobosco criminale tarantino.

Carmelo Nigro e l’operazione LeonCarmelo Nigro, vittima dell’agguato, non era estraneo agli ambienti della criminalità locale. Il suo nome era infatti emerso nell’ambito dell’operazione antidroga Leon, condotta nel dicembre del 2024, che aveva portato all’arresto di numerosi affiliati a un presunto clan attivo nella provincia jonica. Nigro, dopo un periodo agli arresti domiciliari, era tornato da poco in libertàIl suo rientro in strada, secondo alcune fonti investigative, avrebbe potuto inasprire equilibri già instabili tra gruppi criminali in competizione. La sua presenza in via Machiavelli nella serata di mercoledì potrebbe quindi non essere stata casuale, ma parte di una rete di incontri, pressioni o trattative all’interno del sottobosco criminale tarantino.

Indagini serrate e clima di paura

L’arresto di Michele Caforio, formalmente ancora un fermo in attesa di ulteriori accertamenti, rappresenta per gli investigatori un punto di partenza importante. Il suo legame familiare con uno dei feriti e la sua presenza in zona poco prima dell’agguato sono elementi ritenuti rilevanti. La direzione distrettuale antimafia lavora in stretto contatto con la Procura di Taranto per ricostruire con esattezza le fasi dell’assalto armato.

Intanto, in città cresce il clima di preoccupazione. L’episodio, consumatosi a pochi metri da una celebrazione religiosa molto partecipata, ha risvegliato nei cittadini il timore di una nuova stagione di faide. Un’escalation che, a giudicare dalle modalità e dai soggetti coinvolti, potrebbe essere solo agli inizi.

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