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Investe ragazzo disabile e lo lascia sull’asfalto: “Li aveva in mano, è atroce”

Pubblicato: 18/07/2025 21:00

Ogni giorno, migliaia di persone lottano per conquistare spazi di autonomia, dignità e inclusione. Tra queste, ci sono uomini e donne con disabilità, che con grande determinazione costruiscono percorsi di vita indipendente grazie al supporto di reti sociali, istituzioni e realtà del terzo settore. Ma basta poco — un gesto sconsiderato, una mancata attenzione — per compromettere mesi, anni di lavoro.

Ciò che dovrebbe essere un diritto fondamentale, come potersi muovere in sicurezza per le strade della propria città, può trasformarsi in un ostacolo insormontabile. Quando la fragilità incontra l’indifferenza, il rischio non è solo fisico, ma anche profondamente umano. E in questi momenti, il silenzio o la fuga non fanno altro che peggiorare le conseguenze.

Investito e abbandonato: il caso di Salvo Capizzello

Salvo Capizzello, giovane con disabilità intellettiva, è stato investito da un’auto mentre attraversava sulle strisce pedonali lungo la circonvallazione a Catania. A bordo della vettura c’erano tre adulti. Dopo l’impatto, invece di allertare i soccorsi, hanno accompagnato il ragazzo davanti alla sede della cooperativa Controventogli hanno messo in mano 20 euro e se ne sono andati, lasciandolo lì senza alcuna assistenza medica. L’episodio è stato denunciato dalla cooperativa stessa sulla propria pagina social.

“Salvo non è un povero ragazzo”

«Salvo è ricoverato in ospedale, con fratture multiple e scomposte ai piedi. Non potrà camminare per settimane, non potrà partire per la vacanza che stava aspettando da tempo, insieme ai suoi amici», si legge nel post condiviso dalla cooperativa. Ma il messaggio va oltre il fatto in sé: «Salvo non è un povero ragazzo. È una persona determinata, che da anni lavora per avere una vita autonoma e indipendente».

Il giovane è infatti coinvolto in un progetto per l’autonomia finanziato tramite il Pnrr e promosso dal comune di Catania, in collaborazione con diverse cooperative locali. «Ma questa autonomia, che tanto fatichiamo a costruire, è fragile», aggiunge la cooperativa. «E a proteggerla non può essere solo chi lavora nel sociale: deve essere tutta la città».

L’appello finale è diretto proprio a chi era su quell’auto: «Potete ancora fare qualcosa. Potete scegliere di non voltare le spalle. Contattate la cooperativa o la sorella di Salvo, Graziana Capizzello. Assumersi la responsabilità è il primo passo per rimettere a posto le cose».

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