
Nuovo capitolo nel caso Open Arms: la Procura di Palermo ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza di assoluzione dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, coinvolto nel procedimento per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio legato al blocco dello sbarco dei migranti nel 2019.
La scelta dei magistrati è stata quella del cosiddetto “ricorso per saltum”, una formula che consente di bypassare l’appello e ottenere direttamente una pronuncia della Cassazione, limitata però agli aspetti di legittimità giuridica.
Il caso: Salvini assolto, ma i giudici non convincono i Pm
La vicenda riguarda il blocco della nave Open Arms dell’omonima Ong spagnola, che nell’agosto 2019 trasportava migranti soccorsi in mare e venne tenuta al largo di Lampedusa per giorni, senza autorizzazione allo sbarco. Per quell’episodio, Salvini era finito a processo con l’accusa di aver violato i diritti delle persone a bordo.

Il 20 dicembre 2023, il tribunale di Palermo lo ha assolto, e le motivazioni della sentenza sono state rese pubbliche solo a giugno. Secondo i giudici, l’Italia non aveva l’obbligo di assegnare alla nave un porto sicuro, e dunque non si configura alcun reato a carico dell’allora ministro.
La Procura: “Non serve un nuovo processo, ma una pronuncia di diritto”
I Pm, tuttavia, non condividono l’impostazione giuridica della sentenza e, con il ricorso diretto in Cassazione, sostengono che il tribunale non abbia smentito i fatti contestati, ma si sia limitato a una lettura normativa che a loro giudizio merita una verifica da parte della Corte di legittimità.
Una mossa sorprendente e politicamente sensibile, che punta a rimettere in discussione la cornice giuridica attorno alle decisioni politiche sui migranti. La Cassazione ora è chiamata a pronunciarsi: non sul merito del comportamento di Salvini, ma sulla correttezza giuridica della sua assoluzione.