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Ramona trovata impiccata, poi la scoperta: “È stato lui”. Il dettaglio che lo incastra: “Tre lavatrici di fila”

Pubblicato: 18/07/2025 20:00

Aveva solo 35 anni Ramona Rinaldi, e il suo corpo è stato trovato impiccato nella stanza da bagno di casa, con una scena che inizialmente poteva sembrare il tragico epilogo di un gesto volontario. Ma dietro quella morte, da subito apparsa sospetta agli occhi degli inquirenti, si nascondeva una verità molto diversa, fatta di violenza domestica, silenzi e una tentata messinscena. Il dolore della famiglia e gli interrogativi lasciati da una madre che non avrebbe mai abbandonato la sua bambina sono diventati il punto di partenza per un’indagine che ha svelato un quadro inquietante.

Fin dai primi rilievi, i carabinieri hanno cominciato a ricostruire i contorni di un omicidio camuffato, in cui ogni dettaglio appariva troppo perfetto, troppo costruito. Nessuna lettera, nessun indizio che potesse far pensare a un suicidio. Solo elementi contraddittori, un comportamento anomalo da parte del compagno, e tracce lasciate da gesti che tradivano l’intenzione di cancellare le prove. A incastrare l’uomo è stato proprio uno degli oggetti di uso quotidiano che lui credeva potesse aiutarlo a coprire il delitto: la lavatrice.

L’arresto, la scena del crimine e le contraddizioni

È stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario, lesioni aggravate e maltrattamenti in famiglia Daniele Re, 34 anni, compagno di Ramona Rinaldi. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del nucleo investigativo di Como, l’uomo avrebbe tentato di simulare un suicidio, dopo aver ucciso la compagna nella loro abitazione nella notte tra il 20 e il 21 febbraio. Tre lavaggi consecutivi con i suoi vestiti, seguiti dal ritrovamento di un’impronta digitale sull’oblò dell’asciugatrice, sono stati determinanti per smontare la sua versione dei fatti.

Il corpo della donna era stato trovato appeso alla barra della doccia, con la cintura dell’accappatoio stretta al collo e la porta del bagno chiusa dall’interno. Re aveva raccontato ai soccorritori di essersi svegliato verso le 5 del mattino, allarmato dalla suoneria del cellulare di Ramona, e di averla cercata senza trovarla. Di fronte alla porta chiusa, però, aveva scelto di attendere i soccorsi invece di forzare l’ingresso. Un comportamento giudicato sospetto dagli investigatori, insieme alla totale assenza di spiegazioni plausibili per un presunto gesto volontario.

I sospetti, i vestiti lavati e l’impronta decisiva

Secondo gli inquirenti, il delitto sarebbe stato commesso al culmine di un litigio, durante il quale l’uomo avrebbe colpito la compagna con calci alle gambe, prima di strangolarla con un laccio, forse proprio la cintura dell’accappatoio poi usata per simulare l’impiccagione. I vicini di casa hanno raccontato di aver sentito un tonfo attorno all’una di notte, mentre le luci della casa erano ancora accese alle 4.30: dettagli che non coincidono con la versione fornita da Re.

Determinanti per l’arresto sono stati i risultati degli accertamenti tecnici. Dopo aver ucciso Ramona, l’uomo avrebbe cercato di eliminare le tracce lavando per tre volte i suoi vestiti sporchi di sangue. Ma nella fretta, ha dimenticato una maglia del pigiama nell’asciugatrice, dove è stata trovata una sua impronta. Elemento che, insieme ad altri indizi, ha portato la procura a emettere un’ordinanza di custodia cautelare.

Una relazione segnata da ossessione e controllo

I rapporti tra Ramona e il compagno erano da tempo deteriorati. La donna, madre di una bambina di sei anni, avrebbe manifestato l’intenzione di chiudere la relazione. Re, secondo le testimonianze raccolte, mostrava un comportamento ossessivo e controllante. Anche per questo, i familiari della vittima hanno sempre escluso che la donna potesse compiere un gesto estremo, soprattutto lasciando sola la figlia a cui era profondamente legata.

Daniele Re si trova ora nel carcere di San Vittore e dovrà comparire domani alle 9.30 davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. La procura contesta un quadro preciso e aggravato da una lunga scia di maltrattamenti, culminata nella notte in cui Ramona Rinaldi è stata uccisa nella sua casa, mentre la loro bambina dormiva nella stanza accanto.

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