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La politica dell’allarmismo: Salvini e l’utilizzo dell’immigrazione come arma elettorale

Pubblicato: 19/07/2025 15:17

L’attuale scena politica italiana, sotto il profilo dell’immigrazione e della sicurezza, è dominata da una narrazione che spesso trascura le verità e si concentra su narrazioni semplicistiche e strumentalizzate. In questo contesto, il ruolo di Matteo Salvini, ex ministro dell’Interno e attuale leader della Lega, rappresenta un esempio emblematico di come l’immigrazione venga utilizzata come leva politica e simbolo di un’insicurezza percepita che, spesso, non trova riscontro nei dati oggettivi.

Salvini, noto per la sua posizione rigorosa e spesso ostile nei confronti degli immigrati, soprattutto quelli che definisce “clandestini” o “immigrati criminali,” ha scelto da tempo di fare dell’immigrazione il centro di ogni suo discorso pubblico. Sebbene attualmente ricopra il ruolo di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il suo cuore politico pare rimanere ancorato all’esperienza e alla presenza costante al Viminale, dove aveva stretto il controllo totale delle politiche migratorie. Questo, più di ogni altra cosa, si traduce in una presenza quasi morbosa sul tema, che si manifesta non solo nei discorsi pubblici, ma soprattutto sui social media.

L’attenzione di Salvini verso gli immigrati ha superato ogni limite di normalità. Quotidianamente, sui suoi profili social, si susseguono commenti e post che rafforzano l’idea di un’invasione, di confini sovraccarichi di clandestini e di una società italiana in preda al caos per colpa dell’immigrazione irregolare. Recentemente, ad esempio, si è parlato di fatti di cronaca come quello di San Giuliano Milanese, dove un turista americano è stato accoltellato da tre uomini di provenienza nordafricana, episodio che Salvini ha prontamente sfruttato per alimentare l’immagine di una società fragile e minacciata da persone che non rispettano le regole.

In questa narrazione, Salvini si presenta come il difensore delle italiane, come colui che “difende i confini e la sicurezza” con fermezza, condannando ogni forma di tolleranza o buonismo. Tuttavia, questa impostazione non rispecchia i dati scientifici e le ricerche comprehensive condotte negli anni. Studi approfonditi hanno dimostrato che non esiste un legame causale diretto tra immigrazione e aumento della criminalità. Le generalizzazioni e le semplificazioni di questo tipo non solo alimentano paura e xenofobia, ma distorcono anche la realtà, favorendo una polarizzazione inutile e dannosa.
Eppure, Salvini e la sua Lega non vogliono ascoltare queste evidenze. Per loro, l’immigrazione rappresenta un nemico da combattere a ogni costo, un argomento che dà senso alla loro esistenza politica. Come ha recentemente dichiarato, “difendere l’Italia e i suoi confini non è un reato”, e ogni atto che mira a fermare l’ingresso di soggetti irregolari viene dipinto come un atto di patriottismo. La loro retorica si basa spesso su episodi di cronaca che vengono amplificati e strumentalizzati, facendo leva sulle paure più profonde della popolazione.

In questo quadro, emerge chiaramente come Salvini sia particolarmente attento a non perdere occasione per attaccare gli immigrati che, secondo lui, rappresentano una minaccia costante. Gli episodi di cronaca negativa sono usati come prove di una supposta invasione, per giustificare politiche di restrizione e repressione che spesso risultano di difficile applicazione e di dubbia efficacia sul fronte reale della sicurezza.

Ma, è doveroso sottolinearlo, questo approccio evidenzia una comprensione distorta e opportunistica del fenomeno migratorio. L’Italia è ormai un paese multietnico e multiculturale da decenni, e questa realtà non può essere cancellata o negata. La società italiana si è arricchita di diverse culture, tradizioni, lingue e storie di vita che contribuiscono alla sua vitalità e al suo progresso.

Distinguere tra immigrazione e crimine dovrebbe essere una priorità di ogni politico serio. L’approccio di Salvini e di parte della politica italiana, che spesso associa automaticamente immigrazione e criminalità, è basato su una visione distorta e superficialmente caricata di allarmismo. La maggior parte degli immigrati sono persone che fuggono da guerre, povertà e persecuzioni, e contribuiscono attivamente alla società italiana con il loro lavoro, le loro competenze e la loro umanità. La criminalità, invece, riguarda individui singoli che commettono reati e che devono essere giudicati secondo le leggi vigenti, senza essere accomunati ingiustamente a tutta la comunità immigrata.

L’Italia ha ormai un tessuto sociale multietnico e multiculturale consolidato, che non si può né si deve cancellare. Le statistiche dimostrano che l’immigrazione, nella stragrande maggioranza dei casi, arricchisce il paese e aiuta a rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro sempre più diversificato e complesso. È fondamentale che i politici e l’opinione pubblica facciano una distinzione chiara tra immigrazione e fenomeni criminali, evitando di usare il tema come grimaldello populista per ottenere consensi o alimentare paure ingiustificate. Solo così sarà possibile costruire una società più giusta, inclusiva e sicura, in cui si valorizzi il contributo di tutti, senza alimentare divisioni e stereotipi dannosi.

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Ultimo Aggiornamento: 19/07/2025 15:46

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