
I casi umani di West Nile individuati a Latina accendono l’attenzione sulla diffusione del virus nel Centro Italia. A renderli significativi è la loro origine autoctona, un dettaglio che suggerisce una circolazione interna del patogeno nel Lazio, regione non tradizionalmente associata a questa malattia. Ma gli esperti non si dicono sorpresi. Come spiega Sara Epis, professoressa associata di parassitologia all’università degli Studi di Milano e membro del direttivo della Società Italiana di Parassitologia, la presenza del virus anche in altre regioni meridionali e centrali è documentata da tempo.
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Non solo Nord Italia: il virus è presente anche al Sud
Secondo i rapporti più recenti dell’Istituto superiore di sanità (Iss), compresi quelli relativi al 2024, il virus West Nile è endemico nel Nord Italia, in particolare nella Pianura Padana, ma la sua presenza si estende anche al Sud e al Centro Italia, sebbene in modo meno rilevante sotto il profilo clinico umano. In queste aree, il virus circola prevalentemente tra gli animali, con particolare incidenza tra gli uccelli, che rappresentano il serbatoio principale, e le zanzare, vettori del patogeno.
A preoccupare è la Culex pipiens, una zanzara notturna diffusa anche nel Centro-Sud, identificata come il principale vettore del virus. «La presenza di casi umani autoctoni – osserva la professoressa Epis – non stupisce», considerando la circolazione già documentata tra fauna e insetti.

In aumento i casi confermati: il picco tra luglio e agosto
Secondo i dati più aggiornati, nel 2024 si sono registrati oltre 450 casi confermati di West Nile in Italia, alcuni dei quali anche con esito letale. La diffusione rispetta un andamento stagionale noto: inizio a giugno, picco nei mesi di luglio e agosto, e un’estensione residua a settembre. Il Nord-Est è, come di consueto, l’area più colpita, ma le segnalazioni provenienti dal Lazio confermano una tendenza all’espansione geografica.
Questo aumento costante del numero dei casi riflette un quadro in evoluzione, dove il virus non è più limitato alle zone storicamente endemiche, ma si affaccia con sempre maggiore frequenza anche in aree un tempo considerate marginali rispetto al rischio di trasmissione.

Zanzare e uccelli: il ciclo naturale del virus
Il ciclo del virus West Nile si fonda su due elementi chiave: le zanzare e gli uccelli. La Culex pipiens, particolarmente attratta dagli uccelli – da qui il termine “ornitofila” – funge sia da vettore sia da amplificatore dell’infezione. Gli uccelli, dal canto loro, rappresentano il serbatoio biologico del virus, contribuendo in modo decisivo alla sua sopravvivenza e diffusione.
Uomini ed equidi, come i cavalli, sono invece considerati ospiti accidentali. Sebbene possano infettarsi, la carica virale nel sangue non raggiunge livelli tali da poter trasmettere nuovamente il virus alle zanzare, interrompendo così il ciclo. In termini epidemiologici, questo significa che la loro infezione non ha rilevanza nel mantenimento naturale del patogeno.
Il ruolo del cambiamento climatico nell’espansione del virus
Uno dei principali fattori che sta favorendo l’espansione della West Nile è il cambiamento climatico. Temperature più elevate e inverni miti permettono alle zanzare di sopravvivere più a lungo, di riprodursi più rapidamente e di allungare la stagione di attività, aumentando così le opportunità di trasmissione del virus.
Inoltre, la presenza crescente degli uccelli anche in ambienti urbani contribuisce ulteriormente alla diffusione del virus. Le città diventano così luoghi sempre più adatti alla trasmissione, complicando le strategie di prevenzione.
I piani di monitoraggio messi in atto dalle autorità sanitarie, che includono il controllo anche di altri virus trasmessi da insetti – come l’Usutu virus – sono diventati strumenti fondamentali per comprendere e gestire una realtà sanitaria in evoluzione, dove arbovirosi un tempo considerate esotiche trovano oggi condizioni favorevoli anche in Italia.
Un virus da monitorare tutto l’anno
La situazione attuale impone una sorveglianza continua e un aggiornamento costante delle strategie di sanità pubblica. Se è vero che il West Nile mostra una stagionalità marcata, è altrettanto vero che l’anticipo della stagione calda e la modificazione dell’habitat naturale delle zanzare stanno cambiando il panorama epidemiologico.
I casi autoctoni nel Lazio rappresentano un campanello d’allarme: la circolazione del virus non è più confinata a specifiche regioni, ma si sta facendo nazionale. E in un contesto in cui fattori ambientali, comportamentali e climatici si combinano, il rischio di diffusione su larga scala non può essere ignorato.
Con oltre 450 casi solo nel 2024 e una stagione ancora nel pieno, il West Nile virus conferma la sua presenza endemica in Italia. Un virus che, pur non trasmettendosi da uomo a uomo, continua a rappresentare un problema sanitario concreto, da affrontare con informazione, monitoraggio e prevenzione mirata.