
“Basta confusioni e congetture”. Il procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, rompe il silenzio per la terza volta in cinque mesi sull’omicidio di Chiara Poggi. Non per svelare dettagli dell’inchiesta, ma per dire basta a chi, ogni giorno, costruisce illazioni e ipotesi infondate. Per Napoleone, l’attribuire alla Procura ricostruzioni arbitrarie da parte di consulenti, opinionisti e tecnici crea un “effetto verità” distorto.
Napoleone è stato netto, come lo è la presa di distanza da chi alimenta “discussioni fittizie” sulla base di frammenti o voci. Secondo il magistrato, qualsiasi interpretazione da parte di soggetti esterni all’Ufficio genera rumore e disinformazione, interferendo con la serietà del lavoro investigativo in corso.
Il Dna “Ignoto 3” non è una contaminazione
A spingere Napoleone a intervenire è stato anche il dibattito – definito “grottesco” – sorto attorno al Dna “Ignoto 3”, rinvenuto su un tampone orale. Dopo settimane di ipotesi su garze non sterili, tavoli d’autopsia contaminati e fantasiose ricostruzioni da fiction, la verità tecnico-scientifica ha cominciato a farsi strada. Gli accertamenti disposti dalla Procura indicano che quel profilo genetico non appartiene a nessun soggetto noto tra coloro che hanno preso parte agli atti: né sanitari, né investigatori, né tecnici legali.
Se verrà esclusa anche l’ultima possibilità — quella di un “inquinatore” esterno — l’ipotesi al vaglio degli inquirenti è chiara: quel Dna potrebbe essere dell’assassino, o di un complice di Andrea Sempio. Una possibilità che sta lentamente prendendo corpo. E che segna un punto di svolta decisivo nell’inchiesta.
Il clima cambia, il passo accelera
Negli ultimi 45 giorni le indagini hanno cambiato ritmo. A verbale emergono dettagli discordanti rispetto a quanto detto pubblicamente in tv da alcuni protagonisti delle vecchie inchieste. Le discrepanze — tra memoria, dichiarazioni e atti — si stanno sommando. E per la prima volta, la Procura sembra sicura della direzione da seguire.
Napoleone non ha mai amato i riflettori. È rimasto in silenzio anche quando sono piovute accuse durissime, come quella di una Procura “eterodiretta” dalla difesa di Alberto Stasi. Ma adesso ha deciso di parlare, e non è un caso: è il segnale che qualcosa sta per accadere.
Sempio in tv: contraddizioni gravi
Venerdì sera Andrea Sempio è tornato a raccontare la sua versione davanti alle telecamere di “Quarto Grado”. Ha parlato di un malore in caserma nel 2008, dell’intervento del 118, di pause non verbalizzate e del permesso di tornare a casa per recuperare lo scontrino. Versioni mai comparse nei verbali ufficiali, e che solo ora, a distanza di 17 anni, affiorano nel dibattito pubblico.
Eppure, solo due mesi fa, Sempio e i suoi legali avevano negato ogni episodio di malessere, parlando di “falsità” diffuse dai media. Una contraddizione che non è sfuggita alla Procura. E che potrebbe avere un peso nella valutazione finale del suo coinvolgimento.
Il tempo dei talk sta per finire
“I magistrati si esprimeranno solo alla fine, adottando le decisioni necessarie”, ha precisato Napoleone. Un modo per mettere un punto al rumore di fondo mediatico. E ribadire che non saranno le trasmissioni serali a scrivere la parola fine sul caso Garlasco, ma le prove oggettive.
I segnali sono chiari: gli accertamenti sono agli sgoccioli, i nodi si stanno sciogliendo e il cerchio si stringe attorno a una nuova verità. La verità dei fatti. E quella, a differenza delle congetture, non fa audience. Ma fa giustizia.