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Garlasco, svolta a un passo: “Quel Dna non è frutto di contaminazione”

Pubblicato: 20/07/2025 07:50

“Basta confusioni e congetture”. Il procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, rompe il silenzio per la terza volta in cinque mesi sull’omicidio di Chiara Poggi. Non per svelare dettagli dell’inchiesta, ma per dire basta a chi, ogni giorno, costruisce illazioni e ipotesi infondate. Per Napoleone, l’attribuire alla Procura ricostruzioni arbitrarie da parte di consulenti, opinionisti e tecnici crea un “effetto verità” distorto.

Napoleone è stato netto, come lo è la presa di distanza da chi alimenta “discussioni fittizie” sulla base di frammenti o voci. Secondo il magistrato, qualsiasi interpretazione da parte di soggetti esterni all’Ufficio genera rumore e disinformazione, interferendo con la serietà del lavoro investigativo in corso.

Il Dna “Ignoto 3” non è una contaminazione

A spingere Napoleone a intervenire è stato anche il dibattito – definito “grottesco” – sorto attorno al Dna “Ignoto 3”, rinvenuto su un tampone orale. Dopo settimane di ipotesi su garze non sterili, tavoli d’autopsia contaminati e fantasiose ricostruzioni da fiction, la verità tecnico-scientifica ha cominciato a farsi strada. Gli accertamenti disposti dalla Procura indicano che quel profilo genetico non appartiene a nessun soggetto noto tra coloro che hanno preso parte agli atti: né sanitari, né investigatori, né tecnici legali.

Se verrà esclusa anche l’ultima possibilità — quella di un “inquinatore” esterno — l’ipotesi al vaglio degli inquirenti è chiara: quel Dna potrebbe essere dell’assassino, o di un complice di Andrea Sempio. Una possibilità che sta lentamente prendendo corpo. E che segna un punto di svolta decisivo nell’inchiesta.

Il clima cambia, il passo accelera

Negli ultimi 45 giorni le indagini hanno cambiato ritmo. A verbale emergono dettagli discordanti rispetto a quanto detto pubblicamente in tv da alcuni protagonisti delle vecchie inchieste. Le discrepanze — tra memoria, dichiarazioni e atti — si stanno sommando. E per la prima volta, la Procura sembra sicura della direzione da seguire.

Napoleone non ha mai amato i riflettori. È rimasto in silenzio anche quando sono piovute accuse durissime, come quella di una Procura “eterodiretta” dalla difesa di Alberto Stasi. Ma adesso ha deciso di parlare, e non è un caso: è il segnale che qualcosa sta per accadere.

Sempio in tv: contraddizioni gravi

Venerdì sera Andrea Sempio è tornato a raccontare la sua versione davanti alle telecamere di “Quarto Grado”. Ha parlato di un malore in caserma nel 2008, dell’intervento del 118, di pause non verbalizzate e del permesso di tornare a casa per recuperare lo scontrino. Versioni mai comparse nei verbali ufficiali, e che solo ora, a distanza di 17 anni, affiorano nel dibattito pubblico.

Eppure, solo due mesi fa, Sempio e i suoi legali avevano negato ogni episodio di malessere, parlando di “falsità” diffuse dai media. Una contraddizione che non è sfuggita alla Procura. E che potrebbe avere un peso nella valutazione finale del suo coinvolgimento.

Il tempo dei talk sta per finire

I magistrati si esprimeranno solo alla fine, adottando le decisioni necessarie”, ha precisato Napoleone. Un modo per mettere un punto al rumore di fondo mediatico. E ribadire che non saranno le trasmissioni serali a scrivere la parola fine sul caso Garlasco, ma le prove oggettive.

I segnali sono chiari: gli accertamenti sono agli sgoccioli, i nodi si stanno sciogliendo e il cerchio si stringe attorno a una nuova verità. La verità dei fatti. E quella, a differenza delle congetture, non fa audience. Ma fa giustizia.

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