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“Ridotta così, quelle foto…”. Sbranata da 4 pitbull in Italia, l’agghiacciante scoperta dopo il dramma

Pubblicato: 20/07/2025 10:48

Un nuovo orrore si aggiunge alla tragedia che ha sconvolto la vita della famiglia di Patricia Mashitela, la barista 27enne di origine sudafricana sbranata da cinque pitbull nella notte tra il 12 e il 13 gennaio, alle porte di Latina. Dopo la drammatica morte, i familiari hanno ora denunciato un atto di sciacallaggio digitale: alcune foto scattate nei suoi ultimi momenti di vita sarebbero finite in circolazione su WhatsApp.

A parlare pubblicamente è il cognato Fabio Pacini, che sui social ha lanciato un appello indignato: «Qualcuno, mentre lei soffriva, ha abusato della sua dignità, scattando immagini inaccettabili del suo corpo senza vita, senza alcuna empatia». Secondo quanto raccontato dalla famiglia, le immagini ritrarrebbero Patricia nuda, agonizzante o già morta, in varie fasi della tragedia, fino al pronto soccorso.

Secondo la ricostruzione fornita dai parenti, sarebbero più di dieci gli scatti in circolazione. Alcuni mostrerebbero Patricia subito dopo l’aggressione, altri durante il trasporto in ospedale, altri ancora già all’interno del pronto soccorso del Santa Maria Goretti, dove la giovane madre è deceduta pochi minuti dopo il ricovero.

Tra le immagini condivise vi sarebbero anche foto della villetta abbandonata in cui si è consumata l’aggressione, di proprietà di Luca Desideri, l’uomo indagato per omicidio colposo. I familiari si sono rivolti formalmente alla procura di Latina, chiedendo di identificare chi ha scattato e fatto circolare quelle immagini, ipotizzando reati come vilipendio di cadavere e diffusione di materiale osceno.

«Non possiamo accettare che la memoria di Patricia venga infangata così», ha scritto Pacini in un lungo post su Facebook. «Continueremo a batterci per difenderla anche dopo la morte». Tra le righe della denuncia, anche l’eco di una riflessione amara: «Penso che se un giorno dovesse accadermi qualcosa di brutto, non chiamate nessuno per soccorrermi. Preferisco morire con dignità».

La vicenda ha riacceso anche la rabbia per l’impunità dell’uomo ritenuto responsabile dell’accaduto. Desideri, proprietario dei cinque pitbull e della casa dove Patricia è stata aggredita, è indagato ma ancora in libertà. Una situazione che la famiglia della vittima fatica a comprendere e accettare.

«Te lo trovi davanti in fila al supermercato», racconta ancora Pacini. «Lo guardi fisso per fargli capire tutto l’odio che hai dentro, e lui ti fissa con quel ghigno come per dire: ‘E quindi?’». Parole che raccontano non solo il dolore, ma anche il senso di impotenza e frustrazione.

A sei mesi dai fatti, restano ancora molti interrogativi: la visita notturna di Patricia a casa dell’amico che non era presente, il presunto precedente attacco mai denunciato da uno dei cani coinvolti, e adesso questo oltraggio post mortem, che la famiglia definisce «un secondo assassinio».

La procura di Latina ha ora tra le mani un nuovo fronte d’indagine, mentre l’Italia intera si interroga su quanto una morte violenta possa trasformarsi in spettacolo da condividere. Patricia, madre di un bambino di 5 anni, merita rispetto anche nella memoria. E chi l’ha tradita, in vita e dopo, dovrà risponderne.

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