
Una violenta scossa di terremoto ha scosso la terra e fatto tremare migliaia di persone nella mattinata di domenica 20 luglio. La magnitudo registrata è stata molto alta, e il sisma è stato avvertito distintamente anche a centinaia di chilometri di distanza. In pochi minuti, si è diffusa la paura, alimentata dalla possibilità di un maremoto, mentre le autorità si sono attivate per monitorare la situazione.
Il sistema di allerta tsunami è entrato in funzione, lanciando un messaggio chiaro: onde potenzialmente pericolose potrebbero colpire le coste entro un ampio raggio dall’epicentro. La scossa, classificata come superficiale, ha reso ancora più intenso l’impatto al suolo. Migliaia di residenti e turisti si sono riversati in strada o verso zone più elevate.

Il terremoto si è verificato al largo della penisola di Kamchatka, nell’estremo oriente della Russia, una delle aree geologicamente più attive del mondo. Secondo il Centro tedesco GFZ, la magnitudo è stata di 6.6 con epicentro a circa 10 km di profondità, ma altri centri di monitoraggio, tra cui Volcanodiscovery e EarthquakeTrack, riportano valori più alti: tra 7.3 e 7.4, con una profondità stimata tra 10 e 19 km.
L’epicentro è stato localizzato in mare, a una distanza compresa tra 140 e 370 km da Petropavlovsk-Kamchatsky, la principale città della regione. La US Tsunami Warning System ha emesso un’allerta ufficiale, avvertendo che “onde di tsunami pericolose sono possibili entro 300 km dall’epicentro lungo le coste della Russia”.
Anche l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha rivisto i dati, indicando una magnitudo Mwpd di 7.4 e una profondità di appena 5.5 km, confermando quindi l’energia devastante dell’evento e la sua natura superficiale, che tende ad aumentare la potenza delle vibrazioni al suolo.

La penisola di Kamchatka si trova lungo il cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, un’area che concentra il 90% dell’attività sismica e vulcanica del pianeta. Non è la prima volta che la regione è colpita da terremoti di forte intensità: nel 2017 si era registrata una scossa di magnitudo 6.7, mentre nel 1952 un evento catastrofico aveva raggiunto la magnitudo 9.0.
Al momento non si registrano vittime né danni rilevanti, ma i controlli sulle infrastrutture e lungo le coste continuano. Le autorità locali hanno chiesto alla popolazione di mantenere la calma e di seguire le istruzioni fornite dai canali ufficiali.
L’area resta sotto osservazione nelle prossime ore per eventuali scosse di assestamento o movimenti secondari. L’allerta tsunami rimane attiva, anche se alcuni centri sismologici segnalano che il rischio maggiore potrebbe ridursi progressivamente.
L’evento rilancia l’attenzione sulla preparazione ai disastri naturali in aree ad alta sismicità, dove la rapidità di intervento e l’efficienza dei sistemi di allarme possono fare la differenza tra la prevenzione e la tragedia.