
Le dimissioni di Giancarlo Tancredi aprono una nuova fase nell’inchiesta sull’urbanistica che scuote il Comune di Milano. L’assessore alla Rigenerazione urbana, per il quale la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari, ha comunicato oggi ufficialmente la sua decisione: «Ho rassegnato le mie dimissioni». Lo ha fatto nel corso della seduta consiliare, davanti a un’aula gremita e sotto i riflettori della politica e dell’opinione pubblica.
La scelta di Tancredi, arrivata dopo giorni di attesa e pressioni, è destinata a lasciare il segno. Figura centrale nell’indagine che coinvolge anche il sindaco, Tancredi è entrato in aula tra abbracci e strette di mano da parte dei colleghi assessori, in un gesto che ha voluto sottolineare solidarietà personale in un momento drammatico per la giunta.
La parola è poi passata a Giuseppe Sala, protagonista di un lungo e teso intervento. «È un momento delicato», ha esordito, «sono giorni confusi in cui tutto sembra diventare oscuro, le certezze vacillano. Ma è per questo che voglio essere chiarissimo». Il sindaco ha voluto affrontare in modo diretto il suo coinvolgimento nell’inchiesta, ammettendo che «è fonte di grandissima sofferenza».

«Le mie mani sono pulite», ha affermato con forza. «Tutto ciò che ho fatto nelle mie due sindacature si è sempre basato sull’interesse dei cittadini. Non esiste una singola azione che possa essere attribuita a mio vantaggio personale». Sala ha rivendicato trasparenza, rigore e coerenza politica come tratti distintivi del suo operato.
Rivolgendosi alla sua maggioranza, ha ribadito: «Noi, e nessun altro, abbiamo il dovere di mantenere gli impegni presi con elettrici ed elettori». Un passaggio politico netto, in cui il sindaco ha tracciato la linea: continuare a governare, tenendo insieme «sviluppo e aiuto a chi è in difficoltà», anche in un contesto difficile come quello attuale.

Non sono mancate parole dure nei confronti di quella che ha definito «certa politica dai comportamenti sgraziati», accusata di cercare solo «fotonotizie» per le pagine locali. «Se il tentativo è destabilizzarmi – ha detto – non avete possibilità. Nella vita ho affrontato cose cento volte più gravi».

Nel mirino anche il consigliere di Fratelli d’Italia Enrico Marcora, autore di un post social con una foto di Sala vestito da galeotto. Il sindaco ha riferito di aver segnalato il gesto ai vertici del partito, compresi la premier Giorgia Meloni e il presidente del Senato Ignazio La Russa. «Se non ci saranno conseguenze, vorrà dire che quel comportamento è condiviso».
La presenza di Tancredi in aula e le sue dimissioni segnano un passaggio simbolico. Il suo addio all’incarico arriva dopo settimane di pressione e dopo l’emersione di presunti contatti e pressioni legati ai progetti urbanistici strategici, in particolare allo scalo di Porta Romana, su cui si concentra uno dei filoni principali dell’inchiesta.

L’uscita di scena dell’assessore potrebbe ora aprire un riassetto interno alla giunta e costringere la maggioranza a rivedere il proprio assetto politico. Il Partito Democratico, pur confermando il sostegno a Sala, ha già chiesto «segnali di cambiamento» per ricostruire la fiducia.
La giornata di oggi segna quindi un punto di svolta. Le indagini vanno avanti, la politica cerca di tenere la rotta, ma il clima resta teso. Le dimissioni di Tancredi, le parole accorate di Sala e la reazione dell’aula dicono che la crisi è aperta, ma non ancora definita.