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Dramma nella musica italiana, lo hanno trovato morto così: il tragico annuncio a soli 35 anni

Pubblicato: 21/07/2025 16:58

Lutto nella musica elettronica italiana. La scena underground piange la scomparsa di un artista amato e riconosciuto, figura di riferimento tra i dj e producer che negli ultimi anni avevano portato la cultura del clubbing italiano in giro per l’Europa. Un talento autentico, capace di unire tecnica, visione e profondità.

Il dramma si è consumato nella notte tra venerdì e sabato a Ibiza, dove l’artista viveva da tempo. Le circostanze della morte restano ancora da chiarire, ma la notizia ha fatto rapidamente il giro della rete, confermata da numerosi colleghi, amici e pagine social legate alla scena techno e house. Sui profili di chi lo conosceva si susseguono in queste ore messaggi, foto e ricordi carichi di commozione.

Aveva 35 anni e si faceva chiamare Godzi. Il suo vero nome era Michele Noschese. Nato a Napoli, aveva costruito una carriera che lo aveva portato sui palchi e nelle consolle dei club più prestigiosi, da Londra a Parigi, da Barcellona agli Stati Uniti, imponendosi con uno stile personale, raffinato e immediatamente riconoscibile.

Secondo una prima ricostruzione il ragazzo era con amici nella sua abitazione dove era in corso una festa quando probabilmente per la musica troppo alta i vicini hanno chiamato la guardia civil che è intervenuta sul posto. Secondo alcune testimonianze di chi era in quella casa, Michele sarebbe stato percosso dagli uomini della polizia. Sempre secondo alcuni dei presenti, il corpo di Godzi, già senza vita, è stato poi trasportato da un’ambulanza non in ospedale ma direttamente in obitorio. Tutti racconti che ora verranno vagliati dalla magistratura. 

Un esposto in cui si denuncia la polizia di Ibiza per omicidio volontario è stato presentato alla magistratura spagnola da Giuseppe Noschese, padre di Michele, il dj Godzi morto nell’isola delle Baleari in circostanza non ancora chiarite.

Ibiza era diventata la sua casa, il suo spazio creativo. Un luogo dove aveva scelto di vivere, produrre e cercare un rapporto più profondo con la musica. Non solo performance: ogni suo set era un racconto, ogni traccia un frammento di una ricerca interiore che si trasformava in suono.

La sua storia personale era tutt’altro che ordinaria. Laureato in Economia, aveva lasciato presto la strada convenzionale per seguire la passione. In un’intervista, aveva rivelato di essere stato un calciatore professionista, arrivato fino alla Serie A svizzera, prima di abbandonare tutto per inseguire il richiamo della musica.

Quella scelta radicale lo aveva definito come artista. Non cercava scorciatoie, non seguiva le mode. Godzi costruiva esperienze sonore, fondate su libertà espressiva, rigore creativo e connessione autentica con il pubblico. La sua musica non era un prodotto, ma un gesto.

La sua scomparsa ha lasciato sgomenta la scena underground internazionale, ma il dolore più grande è quello di chi lo ha conosciuto da vicino: amici, collaboratori, promoter e fan che ne raccontano la gentilezza, la profonda umanità, la capacità di ispirare senza mai imporsi.

Michele Noschese lascia un vuoto che non sarà facile colmare. Ma lascia anche una traccia luminosa: nei dischi che ha suonato, nei palchi che ha infiammato, nelle persone che ha toccato. E in quell’idea di musica come viaggio interiore, che continuerà a vibrare anche nel silenzio.

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Ultimo Aggiornamento: 21/07/2025 23:13

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