
Certe storie sembrano sospese nel tempo, come se rimanessero ancorate in un eterno presente fatto di attesa e speranza. Una stanza d’ospedale può diventare il centro di un’intera esistenza, un altare privato dove la fede si misura ogni giorno con la scienza, il tempo e il dolore. C’è chi si aggrappa a ogni minimo segno, a ogni respiro, anche se inconsapevole, per credere che un ritorno alla vita sia possibile. E in questo tempo sospeso, c’è spazio per l’amore assoluto, quello che non conosce resa.
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Per oltre due decenni, l’immagine di un giovane principe disteso in un letto ha commosso l’intero mondo arabo. Una presenza silenziosa, fragile ma costante, simbolo di una battaglia intima tra la speranza e la realtà. La sua vita, seppur immobile, è stata al centro dell’attenzione pubblica e della devozione familiare. Ora, dopo 21 anni di coma, quella lunga attesa si è conclusa.

Il decesso del “principe dormiente” a 36 anni
È morto a 36 anni il principe saudita Al Waleed bin Khaled bin Talal Al Saud, soprannominato da anni il “principe dormiente”. Il decesso è avvenuto nella giornata di sabato 20 luglio, e i funerali si sono tenuti poche ore dopo presso la moschea Imam Turki bin Abdullah a Riyad, capitale dell’Arabia Saudita.
La notizia è stata diffusa dalla famiglia attraverso un messaggio ufficiale e una foto scattata nella stanza dove il principe ha vissuto in stato vegetativo per oltre due decenni. Il testo del comunicato recita: «La scomparsa di Sua Altezza Reale il Principe Al-Waleed bin Khaled bin Talal bin Abdulaziz Al Saud, dopo aver trascorso più di 21 anni in coma profondo, durante i quali divenne noto come ‘Il Principe Dormiente’ […] Purtroppo, è mancato oggi dopo un lungo percorso di sofferenza e pazienza».

Un incidente stradale ha cambiato tutto
Nato nell’aprile del 1990, Al Waleed bin Khaled era il figlio maggiore del principe Khaled bin Talal Al Saud, uno dei membri più noti della famiglia reale saudita, e nipote del miliardario principe Al Waleed bin Talal, figura centrale nel panorama economico e politico del regno.
Nel 2005, a soli 15 anni, mentre si trovava a Londra per studiare da cadetto militare, il giovane è rimasto coinvolto in un grave incidente stradale. Le conseguenze furono devastanti: gravi lesioni cerebrali ed emorragie interne lo costrinsero a un coma profondo dal quale non si è mai risvegliato. Nonostante l’intervento di equipe mediche statunitensi e spagnole, il principe non ha più ripreso conoscenza.
L’amore incrollabile di un padre
In tutti questi anni, la figura del padre, Khaled bin Talal, è stata centrale. L’uomo, noto per le sue posizioni religiose conservatrici, si è sempre rifiutato di considerare l’interruzione delle cure mediche, opponendosi con determinazione a qualsiasi proposta di sospendere il supporto vitale. La sua posizione era chiara: «Finché respira, c’è speranza».
Questa convinzione ha guidato ogni gesto e ogni decisione, portandolo a essere costantemente presente al fianco del figlio, nel silenzio e nella dedizione quotidiana. Le immagini diffuse nel tempo lo ritraevano spesso seduto accanto al letto del giovane, a testimonianza di un legame che non si è mai spezzato.

Il lutto della famiglia reale saudita
La morte del principe Al Waleed ha colpito profondamente l’intera famiglia reale e i cittadini sauditi, molti dei quali negli anni avevano seguito con commozione gli aggiornamenti sulle condizioni del ragazzo. Il soprannome di “principe dormiente” era diventato familiare a molti, un simbolo del dolore privato vissuto in modo pubblico.
Nel giorno del suo 36° compleanno, lo scorso 18 aprile 2025, la famiglia aveva ancora espresso speranza in una possibile ripresa. Solo tre mesi dopo, quella speranza si è infranta, lasciando spazio al lutto e al ricordo.
Una vicenda che ha toccato un intero Paese
La lunga permanenza in coma del principe Al Waleed aveva assunto, col tempo, una valenza simbolica. Non solo una tragedia familiare, ma un caso che ha sollevato riflessioni etiche, religiose e culturali sull’accanimento terapeutico, sulla fede, sulla scienza e sulla dignità della vita.
Ora che il suo cuore ha cessato di battere, resta la memoria di un ragazzo che ha vissuto gran parte della sua esistenza nel silenzio di una stanza, circondato da amore e preghiere. Il suo nome continuerà a essere ricordato come quello di un giovane principe che, senza poter parlare o muoversi, è riuscito comunque a lasciare un’impronta nella coscienza collettiva.