
MILANO – Ieri, nel silenzio della sua casa, Beppe Sala ha scelto di restare. Due discorsi scritti sulla scrivania: uno per annunciare le dimissioni, l’altro per rilanciare. Ha letto il secondo. Dopo giorni di confronti riservati e tensioni interne, il sindaco ha deciso: resterà fino alla primavera del 2027, quando si voterà per il suo successore. “Governare, non vivacchiare” è il messaggio che lancerà oggi in Aula, con un discorso lungo e politico.
Accordo con il Pd, ma serve una svolta
Nel pomeriggio, il primo cittadino ha incontrato una delegazione del Partito democratico: Silvia Roggiani, Alessandro Capelli e Beatrice Uguccioni. Due ore di confronto “costruttivo”, da cui è arrivato l’appoggio ufficiale, ma anche un monito: “Serve un cambio di passo”. Il Pd chiede un nuovo stile, più collegiale e aperto al confronto con la città.
Per questo Sala annuncerà oggi la creazione di un tavolo istituzionale di ascolto, aperto ai bisogni delle realtà urbane. Un segnale verso una stagione in cui la partecipazione dovrà contare quanto la progettazione.
San Siro, urbanistica e metodo: le prossime mosse
Il vertice ha dato luce verde politico alla vendita dello stadio di San Siro, ma con un rinvio tecnico: il voto in Consiglio comunale avverrà a settembre. I tempi per chiudere l’operazione prima che scatti il vincolo sul secondo anello restano compatibili.
Oggi stesso, invece, l’assessore Giancarlo Tancredi — anche lui indagato — annuncerà le dimissioni. Il nuovo nome per la delega alla Rigenerazione urbana sarà scelto nei prossimi giorni: dovrà essere inattaccabile, come ha chiesto Sala. Ma per il Pd non basta cambiare persone: serve cambiare metodo. E la parola chiave è condivisione.
Due anni per lasciare un’eredità politica
Sala parlerà oggi del “piano Milano” per il biennio finale del mandato. Tra i punti centrali: un piano casa più deciso, spinta sugli affitti calmierati, nuove regole urbanistiche trasparenti, mobilità green, piazze verdi e più attenzione al territorio. Ma il cuore del discorso sarà il metodo: ascoltare, costruire insieme, preparare il terreno per chi verrà dopo.
Perché se è vero che Sala non può più candidarsi, è altrettanto vero che la sua eredità peserà tutta sul campo del centrosinistra. Ed è per questo che il Pd ha voluto trattare: per non perdere l’appuntamento con la città. La Milano dei grattacieli cerca ora il contatto con la strada. E con chi la vive.