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“Chi scelgo tra Putin e Zelensky”. Vannacci shock spiazza tutti: “Ha tanto consenso…”

Pubblicato: 21/07/2025 14:24
Vannacci Zanzara Putin Zelensky

Il confine tra provocazione e posizione politica netta si fa sempre più sottile quando a parlare è Roberto Vannacci. E questa volta, il palco non era quello delle aule istituzionali europee, bensì quello teatrale di Marina di Pietrasanta, dove si è svolto lo spettacolo dal vivo del programma radiofonico La Zanzara. In un clima da talk show fuori dagli schemi, l’eurodeputato e vicesegretario della Lega ha rilasciato una serie di dichiarazioni che, ancora una volta, non hanno mancato di far discutere.
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L’atmosfera era goliardica, il pubblico coinvolto, gli interventi dei conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo serrati e provocatori. Eppure, le parole di Vannacci hanno avuto un peso specifico forte. Toni netti, affermazioni che lambiscono nervi scoperti della coscienza politica europea, e giudizi che hanno rapidamente fatto il giro del dibattito nazionale.

Vannacci: “Tra Putin e Zelensky scelgo Putin”

Al centro dell’intervento di Roberto Vannacci, le tensioni internazionali tra Russia e Ucraina, ma soprattutto un chiaro sostegno a Vladimir Putin. «Tra Putin e Zelensky, scelgo Putin», ha affermato dal palco. La motivazione è arrivata subito dopo, con un tono che ha suscitato mormorii in sala: «Uno fa il politico da 30 anni, l’altro faceva il comico. Il primo governa con il sostegno dei russi, ci sono sempre state le elezioni…».

Dichiarazioni che si inseriscono nel solco delle posizioni filo-russe già espresse in passato dall’ex generale, oggi volto noto della destra italiana. Una scelta di campo esplicita, in un momento in cui l’Unione Europea ribadisce compatta la propria condanna dell’aggressione all’Ucraina da parte del Cremlino.

Il caso Navalny: “Prove? Quando le vedrò, ci crederò”

Non è mancata una presa di posizione anche sul caso della morte del principale oppositore del presidente russo. Rispondendo a una domanda, Vannacci ha minimizzato: «Lo ha ucciso Putin? E chi lo dice?». E ancora: «Quando me lo dimostreranno con prove oggettive ci crederò».

Una frase che ha scatenato ulteriore indignazione, specialmente alla luce della mobilitazione internazionale che da anni denuncia le violazioni dei diritti umani in Russia e le modalità sospette della morte di Aleksey Navalny. Incalzato dai conduttori, Vannacci ha scelto di non arretrare di un millimetro, confermando il suo approccio “garantista”, ma con toni che hanno sollevato perplessità trasversali.

Gergiev, fascismo e libertà d’espressione

Nel corso della serata, il vicesegretario leghista ha anche commentato la recente cancellazione del concerto del direttore russo Valery Gergiev a Caserta. Una scelta che aveva diviso il mondo culturale italiano. Vannacci non ha avuto dubbi: «Era giusto che espletasse il suo ruolo, a prescindere dalla sua cittadinanza. Se è bravo, io lo farei esibire anche al Parlamento europeo». Sul sequestro dei beni del maestro, ha ribadito: «La Costituzione protegge e promuove la proprietà privata, quindi nessuno deve toccargli niente a Gergiev».

Parole che suonano come una difesa non solo del valore artistico, ma anche di un principio generale di libertà individuale – che, secondo Vannacci, sarebbe stato violato.

Mussolini, Churchill e i “saluti romani”

Immancabili, infine, le riferimenti al fascismo, tema ricorrente nelle uscite pubbliche del generale. «Tra Mussolini e Churchill scelgo Churchill, era un militare ed era il primo estimatore di Mussolini», ha detto. Ma ha poi aggiunto: «Il Duce ha fatto cose buone: come la bonifica dell’Agro Pontino, ha fatto nascere Latina, ha creato l’Inps». Un elogio che rimette al centro un discorso che in Italia ritorna ciclicamente: cosa resta dell’eredità del Ventennio fascista?

A seguire, un’altra frase destinata a far discutere: «Il fascismo è finito 80 anni fa, quelli che oggi fanno i saluti romani non sono fascisti». Una semplificazione che, per molti, rischia di sminuire la gravità dei simboli e dei comportamenti legati all’estrema destra.

Von der Leyen “quasi viva”, la battuta finale sulla Schlein

A chiudere la serata, Vannacci si è lasciato andare a una delle battute più discusse. Alla domanda su chi sceglierebbe tra Elly Schlein e Ursula von der Leyen per salvare l’umanità con un’ultima notte sulla Terra, ha risposto: «La Schlein non l’ho mai incontrata ma la sceglierei, anche perché so di farle un dispetto». E sulla presidente della Commissione europea: «Da vicino sembra quasi viva, continuo ad avere qualche dubbio che ci sia qualcuno dietro a sostenerla».

Una provocazione sarcastica, ma dal contenuto politico forte, che punta il dito contro l’establishment europeo e la leadership femminile, utilizzando il linguaggio dell’ironia per sollevare un evidente dissenso ideologico.

Le dichiarazioni rilasciate da Roberto Vannacci a Marina di Pietrasanta non rappresentano soltanto l’ennesimo caso mediatico. Sono lo specchio di una tensione politica crescente, in cui le parole contano – e pesano. E, nel caso del generale, ogni dichiarazione è destinata a lasciare una scia.

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