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Beppe Sala spiega perché non si è dimesso: “Inutile, non fa comodo a nessuno”

Pubblicato: 22/07/2025 12:41

Nel cuore di un’estate milanese già rovente per clima e tensioni politiche, Beppe Sala prova a rimettere ordine dopo la scossa provocata dall’inchiesta sulla maxi-operazione urbanistica che ha travolto la sua giunta e l’assessore Giancarlo Tancredi.

Le dimissioni del responsabile della Rigenerazione urbana, per cui la procura ha chiesto gli arresti domiciliari, obbligano il sindaco a un riequilibrio delicato, tra pressioni interne, scadenze importanti e un clima da fine legislatura che somiglia a una campagna elettorale anticipata.

La transizione: deleghe temporanee a Scavuzzo

Sala, con tono lucido ma netto, ha spiegato: “Non voglio decidere in fretta, preferisco prendermi il tempo per una scelta ponderata. Nel frattempo, attribuisco temporaneamente le deleghe all’Urbanistica alla vicesindaca Anna Scavuzzo”. Una soluzione-tampone, certo, ma anche un messaggio alla maggioranza e all’opinione pubblica: il sindaco non si fa tirare per la giacca.

E anzi, ha voluto ringraziare pubblicamente Tancredi: “Ha fatto un grande lavoro. Credo nella sua onestà, mi dispiace per come è finita”. Parole misurate, che suonano più da uomo delle istituzioni che da leader di partito, come sempre è stato lo stile del primo cittadino.

La maggioranza, l’autonomia e un equilibrio da preservare

Non mancano, tra le righe, riferimenti alla tenuta della coalizione. Il rapporto con il Partito Democratico, ribadisce Sala, è “solido” ma fondato su regole chiare: “Nessuno pensi di cambiarle unilateralmente”. Il sindaco riconosce di essere a volte impetuoso (“Taglio le curve, vado veloce”), ma rivendica la propria indipendenza come un valore, e lascia intendere che non accetterà diktat, né da sinistra né da destra.

Del resto, come dice senza giri di parole, “le mie dimissioni non avrebbero fatto comodo a nessuno”. Né al centrosinistra, che perderebbe la figura più solida del campo progressista lombardo, né al centrodestra, che si troverebbe a gestire una situazione incandescente senza un candidato pronto.

Stadio San Siro: si slitta, ma non si deraglia

Sullo sfondo resta l’enorme nodo dello stadio di San Siro, altro terreno minato. Sala conferma la scadenza del 10 novembre per evitare il vincolo sul secondo anello, ma frena sull’urgenza estiva: “Avremmo voluto cominciare a luglio, ma non è saggio. Se ne parlerà in Consiglio a settembre”.

Il percorso resta fissato: prima la delibera in giunta, poi il passaggio in aula, dove il voto è atteso entro fine settembre. La macchina amministrativa, insomma, procede. Con meno slancio, forse, ma senza deragliare.

Comunali 2027: l’inchiesta non cambia la rotta

Inevitabile il riferimento a un possibile impatto dell’inchiesta sul futuro politico e sulle elezioni comunali del 2027. Sala mostra calma e freddezza: “Dipende tutto da come lavoriamo nei prossimi due anni. Nessun milanese mette in dubbio la nostra onestà. Le procedure si chiariranno. Guardate la Liguria: sembrava finita, e ha rivinto il centrodestra”.

Poi la riflessione più amara, e più politica: “Tutti parlano, ma chi si sarebbe preso la responsabilità di reggere adesso una situazione così complessa?”. Insomma, non solo Sala resta al timone, ma lo fa alzando la voce. Convinto che la barca, pur tra le onde, abbia ancora una rotta da seguire.

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