
A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco continua ad alimentare interrogativi e sviluppi giudiziari. Dopo una condanna definitiva, riaperture, nuove piste e analisi forensi, il delitto della giovane di ventisei anni resta uno dei più emblematici e controversi della cronaca italiana recente. La villetta di via Pascoli, divenuta simbolo di una verità giudiziaria mai del tutto condivisa, torna oggi al centro delle indagini grazie a un nuovo filone d’esame su reperti che finora erano rimasti in secondo piano.
Si tratta di oggetti di uso quotidiano, apparentemente insignificanti, ma che potrebbero rivelare elementi cruciali: un barattolo di Estathé e un Fruttolo, recuperati nella spazzatura della famiglia Poggi. A distanza di quasi due decenni, la Procura di Pavia ha chiesto di sottoporli a nuove verifiche per cercare tracce biologiche e impronte digitali. Il giudice per le indagini preliminari si pronuncerà nelle prossime ore sull’avvio del secondo incidente probatorio, destinato ad approfondire queste recenti scoperte.
Nuovo filone d’esame sul DNA di Stasi

Nuovo capitolo, quindi, in un’inchiesta che non ha mai smesso di evolversi. Al centro dell’attenzione, il possibile valore probatorio dei due reperti. Dalle analisi genetiche già effettuate, è emersa in gran parte la presenza del DNA di Chiara Poggi, ma soprattutto è stato individuato un unico profilo genetico maschile: quello di Alberto Stasi, l’unico condannato per l’omicidio. Secondo quanto ricostruito, il DNA dell’ex fidanzato sarebbe stato rinvenuto sulla cannuccia dell’Estathé, ma non su altri oggetti. Stasi ha sempre dichiarato di essere stato nella villetta di Garlasco la sera prima del delitto e potrebbe aver consumato la bevanda in quell’occasione. Tuttavia, resta da chiarire se quell’Estathé sia stato consumato la mattina dell’omicidio.
Si cercano impronte sui contenitori analizzati

Le novità emerse dai primi esami, spiegano fonti vicine all’inchiesta, riguardano ora la possibile presenza di impronte digitali. Grazie all’uso di luci forensi, è emersa la percezione di alcune linee papillari, che hanno spinto gli investigatori a richiedere nuovi accertamenti. Si tratta del primo tentativo in assoluto di rilevare impronte su questi due reperti.
Nell’udienza prevista per mercoledì 23 luglio, il gip indicherà le modalità del nuovo incidente probatorio e incaricherà un perito super partes. Contestualmente, avvocati e consulenti di parte potranno partecipare all’attività peritale ed esprimere eventuali osservazioni.
Nessun via libera, per ora, sull’impronta 33
Diversa invece la situazione per la cosiddetta impronta 33, attribuita di recente ad Andrea Sempio, attuale indagato. Gli avvocati della famiglia Poggi avevano chiesto un incidente probatorio specifico su questa traccia, ma il pubblico ministero si è opposto e il giudice, per il momento, non dovrebbe discostarsi da questa linea.
Ad oggi, le analisi forensi eseguite dai consulenti della Procura e dei carabinieri del Ris hanno escluso la presenza di sangue sull’impronta, confermando quanto già emerso nei primi rilievi effettuati subito dopo il delitto. Tuttavia, il tema potrebbe tornare centrale in futuro: resta infatti incerta la possibilità di datare con precisione l’impronta, proprio a causa dell’assenza di materiale organico che ne leghi il deposito al momento del delitto.
Le indagini dei carabinieri di Milano e della Procura di Pavia proseguono. E con esse anche i vari esami tecnici disposti nell’ambito degli incidenti probatori, che puntano a ricostruire nel dettaglio cosa accadde nella villetta di Garlasco quel tragico 13 agosto 2007.