
“Io ho le mani pulite”, ha detto Beppe Sala ieri davanti al Consiglio comunale, cercando di rassicurare la città dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. Ma quella frase, pronunciata nel cuore della bufera giudiziaria che scuote l’urbanistica milanese, ha scatenato Fedez, che sui suoi canali social ha lanciato una nuova puntata del “Pulp Podcast”, attaccando senza mezzi termini il sindaco.
“Proprio le mani dovevate andare a pulire?” scrive il rapper di Rozzano, ironizzando sull’uso dell’espressione “mani pulite” in una città che ha dato il nome all’inchiesta simbolo della lotta alla corruzione politica. “Freud avrebbe parecchio da dire. E da analizzare”, aggiunge, sottolineando l’inadeguatezza comunicativa di Sala e del suo entourage. “Nessuno del team ha pensato a un ‘ho la coscienza pulita‘?”, si domanda.
Un confronto ormai costante

Non è la prima volta che Fedez interviene nel dibattito politico milanese, e nemmeno il primo attacco al sindaco. Anzi, il confronto tra i due è ormai una consuetudine. Lo scorso dicembre, nel corso di un freestyle su Real Talk, il cantante aveva accusato Milano di essere una città insicura, con un sindaco più attento alla propria immagine che ai problemi reali: “Milano brucia, uno stupro ogni venti ore, lui influencer con fascia tricolore”. La risposta del primo cittadino non si era fatta attendere, pur restando nei toni istituzionali: “Non mi sembrava che Fedez avesse contribuito alla sicurezza milanese”.
Più di recente, a fine maggio, Fedez aveva commentato con soddisfazione l’impossibilità di Sala di ricandidarsi: “Una cosa buona, un’ottima notizia”, aveva detto dal palco del congresso dei giovani di Forza Italia.
Dall’Ambrogino d’Oro alle accuse di opportunismo

Eppure, solo pochi anni fa, Fedez era stato insignito dell’Ambrogino d’Oro, massimo riconoscimento civico del Comune di Milano, insieme a Chiara Ferragni, per l’impegno durante l’emergenza Covid. Una parabola che ora sembra rovesciarsi.
Nel suo lungo post, il rapper torna sulle parole pronunciate da Sala ieri in aula: “Nulla di più legittimo”, scrive, “se non si pensasse che un tempo la sinistra parlava di ‘opportunità’ politica e invocava le dimissioni per rispetto delle indagini. Oggi invece – aggiunge – l’unica opportunità da considerare è quella elettorale”.
Il caso Salva Milano dimenticato
Nel mirino di Fedez finisce anche il decreto Salva Milano, su cui il sindaco aveva chiesto a gran voce un’approvazione rapida. “E ora?”, chiede il rapper, “ora che le acque si sono agitate, tutto tace”. Secondo Fedez, l’argomento viene “fatto passare in sordina”, nonostante il sindaco lo avesse definito vitale per la città.
Il tono è tagliente, il messaggio chiaro: il rapper continua a esercitare il suo ruolo di voce critica, con strumenti nuovi ma con la stessa veemenza. E Milano, ancora una volta, si trova al centro di uno scontro che unisce politica, comunicazione e memoria storica.