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“Tutti muti, come col Covid”. Enrico Ruggeri è una furia, parole rabbiose che spiazzano

Pubblicato: 23/07/2025 12:43
concerto Gergiev Enrico Ruggeri

Un’altra voce si solleva nel mondo della musica italiana contro quella che viene percepita come una nuova forma di censura culturale. È quella di Enrico Ruggeri, artista da sempre attento alle dinamiche sociali, che ha definito con parole dure l’annullamento del concerto del maestro russo Valery Gergiev previsto a Caserta. Lo ha fatto con un breve ma incisivo post, in cui esprime tutto il suo disappunto per una decisione che considera dannosa e ingiusta.
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Il silenzio degli artisti e la paura di esporsi

“Secondo me è un abominio culturale e anche un autogol. Ma non mi stupisco”, scrive Ruggeri. Parole che, in poche righe, mettono a fuoco un nodo cruciale: la tendenza crescente a rimuovere o accantonare artisti per ragioni legate al contesto politico, alla provenienza geografica o a presunte affiliazioni ideologiche. Un fenomeno che, secondo il cantautore, si è intensificato a partire dal 2020, in un clima sempre più attento alla correttezza formale ma spesso poco incline alla tutela del pluralismo culturale.

Non meno rilevante è la sua osservazione sul “silenzio degli artisti”, che Ruggeri interpreta come segnale di un ambiente in cui prendere posizione è rischioso. Non solo in termini di carriera, ma anche per le reazioni pubbliche, le strumentalizzazioni e le eventuali conseguenze sui rapporti con le istituzioni o i media.

L’annullamento del concerto del maestro Gergiev

Il motivo del post di Ruggeri è l’annullamento del concerto del direttore d’orchestra Valery Gergiev, previsto alla Reggia di Caserta. Il maestro russo, figura di primo piano nel panorama musicale internazionale, era atteso per una delle tappe italiane della sua tournée. Ma il concerto è stato cancellato, ufficialmente per ragioni organizzative, anche se diverse fonti indicano una forte pressione istituzionale a causa della prossimità del musicista al governo russo.

Gergiev, noto per il suo talento e per le direzioni memorabili alla guida dei più importanti teatri del mondo, è finito negli ultimi anni al centro di numerose polemiche legate alla sua posizione politica. In diverse occasioni è stato escluso da festival o stagioni concertistiche in Europa, una scelta che continua a suscitare un ampio dibattito tra chi difende la libertà dell’arte e chi ritiene inevitabile una presa di distanza da figure vicine a regimi autoritari.

Ruggeri: “Un autogol culturale”

Nel definire l’annullamento “un abominio culturale”, Ruggeri sottolinea come la decisione rappresenti non solo una forma di censura, ma anche un errore dal punto di vista strategico. Rinunciare a un evento di alto profilo come quello che avrebbe visto protagonista Valery Gergiev significa, secondo lui, privare il pubblico di un’occasione irripetibile, ma anche comunicare un messaggio ambiguo: che l’identità artistica può essere annullata o messa da parte in base al passaporto o al contesto politico del momento.

Le sue parole trovano eco tra molti appassionati di musica classica, che vedono nella cultura un luogo di incontro, non di esclusione, e che temono che l’arte venga trasformata in uno strumento di divisione. Il riferimento di Ruggeri al “rischio” insito nel prendere posizione mette in luce un ulteriore aspetto: la crescente difficoltà, nel dibattito pubblico, di esprimere opinioni non allineate senza subire attacchi o tentativi di delegittimazione.

Il confine fragile tra etica e cultura

Il caso Gergiev riapre una questione complessa, su cui il mondo culturale continua a interrogarsi: è legittimo escludere un artista per le sue opinioni o legami politici? E fino a che punto è possibile distinguere tra l’opera e il suo autore? In un’epoca in cui ogni espressione pubblica è potenzialmente soggetta a giudizio, queste domande restano aperte, soprattutto quando a essere colpite sono figure di fama mondiale.

Ruggeri, con il suo intervento, porta l’attenzione proprio su questo nodo. L’autocensura, secondo il cantautore, è oggi un fenomeno diffuso e preoccupante, che rischia di rendere il mondo dell’arte meno libero e meno coraggioso. La paura di esporsi, sostiene, porta molti a evitare di commentare, lasciando spazio a un pensiero unico che esclude il dissenso.

Il dibattito resta aperto

Il post di Enrico Ruggeri non è solo una presa di posizione personale, ma anche un invito al mondo dell’arte e dello spettacolo a riflettere sul proprio ruolo. In un momento storico segnato da polarizzazioni, guerre e tensioni internazionali, l’autonomia del linguaggio culturale è più che mai sotto pressione. Ed è proprio per questo che, secondo Ruggeri, ogni scelta di esclusione dovrebbe essere valutata con estrema cautela.

L’annullamento del concerto a Caserta resta al centro di una polemica che coinvolge istituzioni, artisti e pubblico. Ma la riflessione sollevata da Ruggeri va oltre il singolo episodio: riguarda il futuro della cultura, la libertà dell’arte e il coraggio di dire ciò che si pensa, anche quando il contesto non lo permette facilmente.

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