
C’è un’immagine che resta impressa più delle altre: una distesa un tempo verde, ora annerita e silenziosa. Un paesaggio che ha perso vita, un intero ecosistema cancellato in poche ore. Il vento che soffia tra le ceneri trascina con sé il rumore di rami carbonizzati, mentre l’odore acre del fumo impregna la terra. Le fiamme, che aggrediscono e divorano, non lasciano spazio a seconde possibilità. Sono il simbolo più feroce della fragilità dei nostri territori.
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Ogni incendio porta con sé una storia di perdita, ma anche di lotta e resistenza. Di uomini e donne impegnati a contenere un nemico che si muove rapido e imprevedibile. E ogni volta che il fuoco si avvicina a un bosco, ogni volta che lambisce le case o le strade di montagna, si rinnova la paura di un disastro più grande. Paura che, ancora una volta, ha attraversato la provincia di Isernia.

Due fronti in fiamme: la devastazione tra Agnone e Capracotta
Nel pomeriggio di martedì 23 luglio, un vasto incendio boschivo ha interessato un’ampia zona tra i comuni di Agnone e Capracotta, in provincia di Isernia, coinvolgendo decine di ettari di vegetazione. Due i fronti principali da cui si è sviluppato il rogo: uno in località Macchie, l’altro nella zona di Sant’Onofrio. Le fiamme si sono propagate rapidamente, alimentate da raffiche di vento che hanno reso estremamente complesso l’intervento delle squadre a terra.
A operare sul posto, fin dalle prime ore, sono stati i Vigili del Fuoco del Comando provinciale di Isernia, affiancati dai Carabinieri Forestali e dalla Protezione Civile del Molise. A causa della vastità e della pericolosità del rogo, è stato richiesto anche l’intervento aereo di un canadair, che ha effettuato numerosi lanci contribuendo a contenere l’avanzata del fuoco.
Montecastelbarone e il rischio di un danno incalcolabile
Uno degli obiettivi principali delle squadre di soccorso è stato quello di evitare che le fiamme raggiungessero il bosco di Montecastelbarone, un’area di grande valore ambientale. L’intervento rapido e coordinato ha permesso di bloccare l’incendio prima che arrivasse a minacciare la zona boschiva, ma le criticità restano alte, in particolare in località Sbracia, dove il vento continua a destare preoccupazioni.
A descrivere la gravità della situazione è stato il sindaco di Agnone, Daniele Saia, che ha voluto ringraziare personalmente tutte le forze impegnate nelle operazioni: “Se le fiamme fossero arrivate fino al bosco di Montecastelbarone, il danno sarebbe stato incalcolabile. Grazie al tempestivo e straordinario lavoro dei Vigili del Fuoco, dei Carabinieri forestali e dei dipendenti comunali, il peggio è stato evitato”.

“Sant’Onofrio è irriconoscibile”: l’amarezza del sindaco
Il sindaco ha poi espresso la propria amarezza per quanto accaduto, descrivendo con parole dure il paesaggio devastato dal fuoco: “Durante il sopralluogo ho provato una profonda tristezza. Ettari di vegetazione andati in fumo. Il monte Sant’Onofrio è oggi irriconoscibile, con un volto nero e spoglio. Un colpo al cuore per la nostra comunità e per tutto il nostro patrimonio naturale”.
Ma ciò che rende la vicenda ancora più dolorosa è l’ipotesi, sempre più concreta, che l’incendio possa avere un’origine dolosa. “Se questa pista dovesse essere confermata – ha aggiunto Saia – ci troveremmo di fronte a un gesto ignobile, che ferisce tutti noi”. Al momento, gli inquirenti non escludono nessuna pista, ma le condizioni del terreno e la simultaneità dei due focolai rendono plausibile l’azione volontaria.
Una ferita per l’intera comunità
Il rogo tra Agnone e Capracotta rappresenta una nuova ferita per il territorio molisano, già più volte colpito da incendi estivi negli ultimi anni. Eventi che mettono a rischio non solo l’ambiente, ma anche l’economia locale, il turismo e il tessuto sociale. La distruzione del paesaggio naturale è anche una perdita di identità culturale, un danno profondo per una terra che fa della montagna e della sua biodiversità un elemento centrale.
In attesa dei risultati delle indagini e del completamento delle operazioni di bonifica, resta alta l’attenzione da parte delle autorità locali, che invitano la popolazione alla massima prudenza. L’obiettivo è evitare una nuova emergenza, ma anche rafforzare la prevenzione, in un territorio che non può permettersi di perdere ancora altro verde.