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Ricci indagato, ora i dubbi sulla candidatura. Schlein lo difende, Conte cauto

Pubblicato: 23/07/2025 07:58

Sorpreso e amareggiato, ma sereno»: così Matteo Ricci, eurodeputato del Pd e candidato del centrosinistra alle regionali nelle Marche, ha commentato l’inchiesta giudiziaria che lo coinvolge. In un video diffuso sui social e in colloqui privati con i vertici della coalizione, Ricci ha ribadito la propria estraneità ai fatti, dichiarando di «non essersi mai occupato direttamente di affidamenti pubblici» e di essersi sempre «fidato dei collaboratori». Ha già richiesto alla procura di essere ascoltato, probabilmente mercoledì prossimo, data considerata uno snodo cruciale per capire se proseguire la campagna elettorale o fare un passo indietro.

Da via del Nazareno, sede del Pd, filtrano messaggi di cauta fiducia. «Insieme a Ricci stiamo affrontando la vicenda passo passo», fanno sapere fonti interne. La segretaria Elly Schlein avrebbe incoraggiato Ricci a restare in campo, in attesa degli sviluppi. Anche il leader del M5S Giuseppe Conte ha adottato un tono prudente: pur dichiarandosi in attesa di valutare le contestazioni, ha sottolineato che eventuali vantaggi personali indebiti sarebbero incompatibili con i valori del Movimento.

Ma nel campo progressista, in particolare nelle Marche, crescono le perplessità. Non solo per il tempismo dell’inchiesta — esplosa il giorno dopo l’indizione dei comizi elettorali — ma anche per i sondaggi che vedevano Ricci in un testa a testa con il governatore uscente Francesco Acquaroli, sostenuto da Fratelli d’Italia. Un dettaglio che ha acceso il sospetto di interferenze politiche nel momento più delicato della campagna.

A far discutere anche le parole di Italo Bocchino, direttore del Secolo d’Italia e consigliere politico di FdI, che pochi giorni prima dell’inchiesta aveva parlato a Pesaro di una «condanna politica sicura» in riferimento al caso “Affidopoli”, ancora non reso pubblico. Un intervento che molti hanno letto come preannuncio della bufera che avrebbe colpito Ricci.

Nonostante i sospetti, nel centrosinistra si evita accuratamente di mettere in discussione la magistratura. La coalizione è infatti impegnata nella battaglia contro la riforma della giustizia voluta dal governo Meloni, in particolare sulla separazione delle carriere, e non può permettersi alcuna ombra che contrasti con la linea di difesa della legalità.

Ricci, da parte sua, rimane fiducioso. In 15 anni di vita amministrativa — un mandato da presidente della provincia e due da sindaco di Pesaro — non è mai stato coinvolto in procedimenti penali. Anche per questo, né il Pd né il M5S gli hanno chiesto apertamente un passo indietro, almeno finché la situazione non sarà chiarita dalle autorità competenti.

L’eventualità di un ritiro è comunque sul tavolo. Mancano meno di due mesi alle elezioni, e un cambio in corsa comporterebbe una ristrutturazione d’urgenza della campagna, con il rischio concreto di compromettere le chance del centrosinistra di mantenere la regione. Per ora, si attende mercoledì: sarà il giorno della verità politica per Ricci e per la coalizione.

Intanto, il caso ha sollevato nuove polemiche sullo spezzatino elettorale in autunno. L’assenza di un election day nazionale rischia di amplificare le tensioni locali, con le Marche al voto il 28 e 29 settembre, mentre altre regioni andranno alle urne in date diverse. Una scelta che secondo alcuni penalizza la partecipazione e favorisce la polarizzazione territoriale.

Se l’inchiesta dovesse rivelarsi infondata, Ricci ha già fatto sapere di voler proseguire il suo impegno da europarlamentare, pronto a difendere la sua reputazione e a considerare la vicenda come una «bolla di sapone» gonfiata ad arte. Ma nel frattempo, l’incertezza politica pesa come un macigno sulla corsa elettorale marchigiana.

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