
Donald Trump ha annunciato un nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone, definendolo “forse il più importante mai firmato”. L’intesa prevede una tariffa generalizzata del 15% su tutti i beni giapponesi importati negli USA, incluse le automobili, e l’impegno di Tokyo a investire 550 miliardi di dollari nell’economia americana. Inoltre, vengono introdotte facilitazioni per i beni americani esportati in Giappone, in particolare nel settore agricolo e automobilistico.
L’annuncio ha però suscitato tensione diplomatica, almeno inizialmente. Il premier giapponese Shigeru Ishiba ha dichiarato di “non aver ancora visto i dettagli dell’accordo”, creando un momento di incertezza. Tuttavia, la conferma dell’intesa è poi arrivata dal capo negoziatore nipponico Ryosei Akazawa, che ha twittato un laconico ma inequivocabile: “Missione completa”.
Nel suo post su Truth Social, Trump ha celebrato l’intesa definendola “storica” e sottolineando che genererà “migliaia di posti di lavoro” per gli americani. Il presidente ha affermato che il Giappone amplierà l’accesso al mercato per i produttori statunitensi di auto, camion, riso e altri prodotti agricoli, precisando che l’agricoltura giapponese “non sarà danneggiata”, come sottolineato anche da Ishiba.

Restano escluse dal nuovo regime tariffario le spese per la difesa, mentre viene confermata la mantenuta imposizione del 50% sui dazi per acciaio e alluminio, un segnale che alcune aree sensibili del commercio restano protette. L’intesa permette comunque al Giappone di evitare dazi più alti, come quelli minacciati nei confronti dell’Europa.
Secondo Reuters, si tratta dell’accordo più rilevante raggiunto da Trump finora sul fronte commerciale. Nel 2024, il commercio bilaterale tra Stati Uniti e Giappone ha sfiorato i 230 miliardi di dollari, con Tokyo in forte avanzo commerciale: ben 70 miliardi in surplus, secondo i dati del Census Bureau americano.
La notizia ha avuto un effetto immediato sui mercati finanziari: la Borsa di Tokyo ha chiuso in netto rialzo, con l’indice Nikkei che ha guadagnato l’1,3% dopo l’annuncio dell’accordo. Particolarmente brillanti i titoli del settore automobilistico.

Le case automobilistiche giapponesi sono infatti tra le maggiori beneficiarie: il dazio per le auto viene fissato al 15%, e questo favorisce un flusso stabile verso il mercato americano. Nel 2024, il Giappone ha esportato oltre 55 miliardi di dollari in veicoli e componenti verso gli USA, mentre le esportazioni americane in Giappone si sono fermate a poco più di 2 miliardi. I titoli di Toyota, Honda e Nissan hanno segnato rialzi superiori all’8%, mentre lo yen si è rafforzato sul dollaro.
Non sono mancate però critiche dagli Stati Uniti, in particolare da Detroit, cuore dell’industria automobilistica americana. Le Big Three – General Motors, Ford e Stellantis – hanno definito l’accordo un “cattivo affare” per il settore.
Secondo Matt Blunt dell’American Automotive Policy Council, il nuovo dazio favorirebbe le auto giapponesi, che spesso hanno un contenuto statunitense minimo, rispetto ai veicoli provenienti da Canada e Messico, che invece subiscono tariffe più alte nonostante un’alta integrazione con la filiera USA. Una scelta, secondo i critici, che penalizza la manodopera americana e altera la concorrenza nel mercato nordamericano.