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“Si cura come il Covid!”. Nuovo virus in Italia, casi in aumento: esplode la polemica

Pubblicato: 23/07/2025 10:34
West Nile cura Covid

È una delle nuove sfide della medicina contemporanea: affrontare malattie infettive emergenti con gli strumenti già rodati nella lotta contro virus globali come il Covid-19. E in questo scenario, l’esperienza clinica maturata durante la pandemia torna utile anche per infezioni trasmesse da vettori, come la West Nile. È quanto emerge da uno studio condotto su 12 pazienti ricoverati tra Napoli e Benevento durante l’estate del 2024, affetti dal virus West Nile, curati con antivirali già utilizzati per il trattamento del coronavirus.
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A rivelarlo è il professor Ivan Gentile, direttore del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, che ha firmato con il suo team una pubblicazione sulla rivista scientifica internazionale Vector Borne and Zoonotic Diseases. I risultati, pur non derivando da uno studio randomizzato, aprono la strada a nuove possibilità terapeutiche in un contesto in cui non esistono ancora vaccini approvati.

Terapia sperimentale: miglioramenti su durata del ricovero e mortalità

«Abbiamo notato benefici clinici dalla somministrazione di antivirali già impiegati contro il Covid-19», spiega il professor Gentile. I casi osservati – dodici in tutto – sono stati trattati dal dottor Megna con una terapia antivirale off-label. I risultati sono stati significativi, soprattutto in termini di riduzione della durata dell’ospedalizzazione e di contenimento del rischio di mortalità.

Lo studio, come precisato dagli stessi ricercatori, non è randomizzato, quindi i dati raccolti non possono ancora essere generalizzati alla popolazione ampia. Tuttavia, l’esperienza italiana rappresenta una prima evidenza clinica concreta in un ambito finora carente di opzioni terapeutiche. L’approccio sperimentale potrebbe quindi costituire una base per studi più ampi e controllati.

Un virus silenzioso ma pericoloso

Il virus West Nile, trasmesso all’uomo dalla zanzara comune, nella maggior parte dei casi – circa l’80% – decorre senza sintomi. Tuttavia, in una piccola percentuale di casi, intorno all’1%, l’infezione può assumere una forma neuroinvasiva, con gravi complicazioni come encefalite o meningite, specialmente nei soggetti fragili o anziani.

«È un errore considerare ancora la West Nile una malattia tropicale», sottolinea Gentile. «Ormai è diventata endemica anche in Italia, al pari della Dengue, e va affrontata come tale». Il punto critico, secondo l’esperto, è che i pochi casi gravi riportati nascondono un sommerso ben più ampio di infezioni lievi o asintomatiche, che sfuggono alle statistiche ma contribuiscono alla diffusione silenziosa del virus.

L’importanza della prevenzione e della lotta ai vettori

In assenza di un vaccino o di una cura riconosciuta, la prevenzione resta lo strumento più efficace. Gentile ribadisce con forza la necessità di puntare sulla lotta ai vettori, attraverso l’uso di insetticidi, la bonifica delle aree stagnanti e campagne di informazione alla popolazione.

«La fortuna, se così si può dire, è che l’essere umano è un fondo cieco del virus», chiarisce l’infettivologo. Ciò significa che l’infezione non si trasmette da persona a persona, ma esclusivamente attraverso la puntura della zanzara infetta. Un elemento che consente di circoscrivere l’allarme, ma che non giustifica l’abbassamento della guardia.

Nuove strategie da una vecchia emergenza

L’utilizzo di antivirali anti-Covid per combattere il West Nile rappresenta un esempio virtuoso di come la medicina possa riconvertire in tempi rapidi le conoscenze acquisite durante un’emergenza globale. «Lo scenario delle infezioni trasmesse da vettori sta cambiando», osserva Gentile, «e anche in Italia dobbiamo essere pronti a rispondere con strategie adeguate. Questo studio è un primo passo».

Una risposta, dunque, che non può essere affidata al solo settore ospedaliero ma che richiede coordinamento tra sanità pubblica, ricerca scientifica e prevenzione territoriale. In un’epoca segnata dal cambiamento climatico e dalla globalizzazione, le malattie virali trasmesse da zanzare non sono più un problema remoto. Sono già tra noi. E l’unico modo per affrontarle è riconoscerle per quello che sono: malattie endemiche da gestire con metodo, rigore e responsabilità.

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