
Nella risposta alla proposta di cessate il fuoco per Gaza, Hamas ha inserito una clausola chiave: impedire che Israele possa riprendere i combattimenti allo scadere dei 60 giorni previsti dalla tregua, se nel frattempo non sarà stato raggiunto un accordo definitivo. Lo riferisce una fonte del movimento islamista all’agenzia Reuters, sottolineando che l’obiettivo è evitare che la tregua si trasformi in una semplice pausa tattica per Israele.
Il gruppo palestinese mantiene formalmente aperto il negoziato ma accusa Tel Aviv di temporeggiare e di cercare di guadagnare tempo senza vere concessioni. Nella stessa proposta, Hamas chiede di modificare anche il meccanismo di scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi: secondo fonti israeliane, il nuovo documento avanzato da Hamas prevede il rilascio di 2.200 detenuti, compresi 200 ergastolani, ben oltre gli 1.325 previsti nel testo originale.
Netanyahu ferma i negoziati, ma le letture divergono

Nel frattempo, in Israele cresce la tensione politica e diplomatica intorno alla trattativa. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato il ritiro temporaneo della delegazione israeliana dal Qatar, dove si svolgono i colloqui mediati da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Secondo una fonte dell’ufficio del premier, citata dal Times of Israel, la decisione segnala di fatto uno stallo negoziale.
Tuttavia, altre fonti vicine ai negoziatori israeliani hanno fornito alla tv pubblica Kan una versione meno drastica: “I colloqui non sono falliti – spiegano – si tratta di una mossa coordinata da tutte le parti coinvolte. Ci sono scelte cruciali da fare, e la delegazione è tornata per consultazioni. Lo slancio è ancora positivo”.

Il clima resta quindi incerto: Hamas punta su una tregua lunga e vincolata, mentre Israele sembra oscillare tra la volontà di proseguire i combattimenti e la necessità di trovare una via d’uscita politica sotto la pressione internazionale e interna.