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Bombe sui civili, morti e feriti: anche bambini tra le vittime, si rischia una nuova guerra

Pubblicato: 24/07/2025 10:53

Un attacco improvviso e violentissimo ha scosso all’alba una zona abitata da civili, lasciando dietro di sé sangue, caos e panico. Colpi d’arma da fuoco, esplosioni e incendi si sono verificati in rapida successione, colpendo aree residenziali e strutture commerciali.

Tra le vittime ci sono anche donne e bambini, e le autorità locali parlano di un’azione “deliberatamente mirata” contro obiettivi non militari. Migliaia di persone sono fuggite dalle loro case, mentre l’intera area è stata posta in stato d’allerta.

Gli scontri sono scoppiati stamattina al confine tra Cambogia e Thailandia, nei pressi di antichi templi situati nella provincia di Surin, in Thailandia, e in quella cambogiana di Oddar Meanchey. Secondo l’emittente pubblica thailandese PBS, almeno nove persone sono morte a causa degli attacchi sferrati dalle forze cambogiane contro comunità di confine. Il ministero della Salute thailandese alza il bilancio a undici vittime, tra cui un bambino di otto anni.

Il più grave episodio si è verificato a Ban Phue, nella provincia di Sisaket, dove un attacco contro un minimarket annesso a una stazione di servizio ha causato sei morti e 14 feriti. Altri due civili sono rimasti uccisi e altri feriti nel villaggio di Kab Choeng, colpito nella notte. Le autorità thailandesi parlano di “attacchi mirati contro civili” e hanno deciso di chiudere l’intero confine, evacuando oltre 40.000 persone da 86 villaggi della zona.

La risposta diplomatica non si è fatta attendere. Il primo ministro cambogiano Hun Manet ha chiesto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di convocare una “riunione urgente” per discutere delle “gravissime aggressioni thailandesi”, accusando Bangkok di minacciare la pace nella regione. La Cambogia ha parlato apertamente di “aggressione militare non provocata” da parte di Bangkok.

Nel frattempo, la Cina ha lanciato un appello alla calma, chiedendo ai suoi cittadini in Cambogia di evitare le aree di confine e invitando entrambi i Paesi a privilegiare il dialogo diplomatico. L’ambasciata cinese a Phnom Penh ha diffuso un messaggio online in cui si raccomanda ai residenti di monitorare la situazione e proteggere la propria sicurezza personale.

Lo scambio di accuse è già iniziato. L’esercito thailandese sostiene che le forze cambogiane abbiano aperto il fuoco nei pressi del tempio di Prasat Ta Muen Thom, a circa 200 metri da una loro base, e che abbiano usato un drone su un’area contesa. Phnom Penh risponde affermando che Bangkok ha violato la sovranità territoriale della Cambogia e che le forze armate cambogiane hanno agito per legittima difesa, secondo il diritto internazionale.

Le tensioni tra Thailandia e Cambogia lungo il confine risalgono a vecchi contrasti storici sulla delimitazione del territorio, che risale all’epoca coloniale francese. L’attuale crisi rappresenta il peggior episodio degli ultimi quindici anni. Già lo scorso maggio, un soldato khmer era morto in uno scontro notturno, mentre un militare thailandese aveva perso una gamba su una mina.

La crisi diplomatica si è aggravata negli ultimi due mesi: la Cambogia ha declassato le relazioni con Bangkok al minimo storico, mentre la Thailandia ha espulso l’ambasciatore cambogiano e richiamato il proprio. Gli ultimi precedenti violenti risalgono agli scontri del 2008-2011 nei pressi del tempio di Preah Vihear, che causarono 28 morti e l’evacuazione di migliaia di civili.

Nel 1962 la Corte Internazionale di Giustizia aveva riconosciuto la sovranità della Cambogia sull’area del tempio di Preah Vihear, decisione confermata nel 2013. Ma la sentenza, mai del tutto accettata da parte della Thailandia, continua a riaprire ferite storiche che oggi sembrano tornare a infiammare un confine tra due nazioni mai veramente pacificato.

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