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Caso Almasri, Csm approva tutela Piccirillo: “Da Nordio parole gravi”

Pubblicato: 24/07/2025 13:28

Il plenum del Csm ha approvato a maggioranza la pratica a tutela del magistrato Raffaele Piccirillo, sostituto procuratore della Cassazione, finito al centro di forti polemiche dopo un’intervista rilasciata a Repubblica sul caso Almasri. L’iniziativa è stata sostenuta dalla maggioranza dei consiglieri, nonostante le tensioni politiche e istituzionali che hanno circondato il dibattito.

I voti contrari sono stati cinque, tutti espressi dai consiglieri laici di centrodestra: Aimi, Bertolini, Bianchini, Eccher e Giuffrè. Tra i togati, l’unica astenuta è stata Bernadette Nicotra, che non aveva firmato in precedenza la richiesta di apertura della pratica a tutela. Una spaccatura che riflette le diverse sensibilità politiche e giudiziarie sul caso, divenuto ormai emblematico del rapporto tra magistratura e governo.

La giornata di ieri si era rivelata particolarmente tesa, con il plenum saltato due volte per mancanza del numero legale. I consiglieri laici di centrodestra avevano infatti abbandonato l’aula, scegliendo di non partecipare né al dibattito né alla votazione, nel tentativo di far mancare il quorum. Oggi, invece, hanno scelto di prendere parte al voto, pur continuando a disertare il dibattito. Una mossa dettata anche dalla volontà di non bloccare l’intero ordine del giorno, che includeva altre pratiche da discutere.

La delibera approvata contiene un duro richiamo al rispetto del ruolo della magistratura e sottolinea la gravità delle affermazioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio, accusato di aver minato la fiducia nell’autonomia della funzione giudiziaria. Il Csm afferma che dichiarazioni come quelle del Guardasigilli sono «idonee a condizionare il sereno e indipendente esercizio della giurisdizione».

In particolare, il Consiglio ha ritenuto necessario «tutelare il prestigio dell’ordine giudiziario», ribadendo l’importanza di un «rispetto leale tra i poteri dello Stato», nel solco della Costituzione. La presa di posizione è un segnale chiaro dell’intenzione del Csm di difendere i magistrati da pressioni esterne, soprattutto quando si esprimono su temi sensibili come la giustizia penale internazionale.

Il caso è nato dopo che Piccirillo, in un’intervista, aveva criticato il governo per il trattamento riservato al caso Almasri, sollevando dubbi sull’operato dell’esecutivo. La risposta di Nordio non si è fatta attendere: il ministro ha accusato Piccirillo di censura, parlando apertamente di uno scontro istituzionale senza precedenti. Il botta e risposta ha avuto grande eco sui media e nel dibattito politico.

Molti osservatori vedono in questa vicenda un conflitto latente tra magistratura e governo, già emerso in altri dossier. La tensione è ulteriormente cresciuta con la riforma della giustizia promossa da Nordio, che mira a ridisegnare i poteri delle toghe e ridurre il peso delle correnti interne alla magistratura.

All’interno del Csm, la tutela a Piccirillo è vista come un atto dovuto, per ribadire la necessità di proteggere l’indipendenza dei singoli magistrati, soprattutto quando esprimono opinioni in contesti pubblici e su questioni di interesse generale. Una linea che, però, non ha trovato tutti d’accordo, come dimostrano i voti contrari e le assenze strategiche.

La delibera si conclude con un messaggio netto: il Csm non intende arretrare di fronte a pressioni politiche e continuerà a esercitare il suo ruolo di garante dell’autonomia della magistratura, anche a costo di inasprire lo scontro con l’esecutivo. Un messaggio che rilancia il dibattito sul delicato equilibrio tra poteri dello Stato.

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