
Sta alimentando un fitto dibattito politico la vicenda che lega Italo Bocchino all’inchiesta “Affidopoli”, che ha coinvolto Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro e candidato del campo largo alla presidenza della Regione Marche. Le parole pronunciate settimane fa dall’esponente di Fratelli d’Italia e consigliere per la comunicazione del governatore uscente Francesco Acquaroli appaiono oggi quasi profetiche. E sollevano interrogativi pesanti da parte dell’opposizione.
Nel centrosinistra cresce infatti il sospetto che Bocchino fosse a conoscenza dell’indagine prima che la procura notificasse l’avviso di garanzia all’europarlamentare dem. L’ex direttore del Secolo d’Italia, già allievo di Pinuccio Tatarella, aveva detto lo scorso 10 giugno in un’intervista al Foglio: «Non credo che alla fine l’avversario sarà Ricci. Le notizie sull’inchiesta denominata “Affidopoli” hanno un loro peso». Parole che oggi appaiono fin troppo mirate, visto che Ricci ha reso pubblica l’indagine solo tre giorni fa.
Il centrosinistra accusa: “Bocchino risponda”

Il clima si è ulteriormente surriscaldato dopo la presentazione del libro di Bocchino, Perché l’Italia è di destra, avvenuta proprio nella sala del consiglio provinciale di Pesaro, dove Ricci ha esercitato per cinque anni. In quell’occasione, tra ironie e allusioni, Bocchino aveva dichiarato: «Auguro a Ricci di non finire dentro l’inchiesta penale, ma certamente si tratta di una vicenda nella quale la condanna politica è forte e sicura».
Mentre Ricci ha preferito non commentare, è stata l’ex deputata Pd Alessia Morani a esporsi con durezza: «Perché alcuni personaggi legati alla destra, tra cui Bocchino, avevano detto che sarebbe arrivato l’avviso di garanzia? E poi: quando lui fu coinvolto in vicende giudiziarie si dichiarò garantista. Lo sarà anche ora?». Il timore, per la coalizione di centrosinistra, è che vi sia stata una fuga di notizie o una conoscenza preventiva di elementi d’indagine non ancora resi pubblici.

Nel frattempo, nel Transatlantico romano c’è chi, con tono sarcastico, definisce Bocchino «in versione veggente». Ma il centrosinistra chiede chiarezza e trasparenza, convinto che la partita per le Marche sia ora anche un caso politico e istituzionale nazionale.