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“Zelensky? Solo una favola”. Heather Parisi, attacco totale al presidente ucraino: parole di fuoco

Pubblicato: 24/07/2025 09:36
Zelensky proteste Heather Parisi

Centinaia, forse migliaia di volti stretti tra le mani, occhi che guardano in alto, cartelli scritti a mano, bandiere sollevate sopra la testa. Sono le immagini che, da giorni, rimbalzano dai canali Telegram ucraini e dai social internazionali, mostrando manifestazioni contro Volodymyr Zelensky in diverse città dell’Ucraina. Un fenomeno che si è inserito in una narrazione sempre più sfaccettata della guerra in corso, diventando materia anche per il dibattito pubblico fuori dai confini nazionali.
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Tra le voci che hanno commentato la vicenda con toni critici e polemici figura anche quella di Heather Parisi, artista nota in Italia ma da tempo lontana dal mondo dello spettacolo tradizionale, che ha fatto parlare di sé per le sue posizioni controverse. In un post pubblicato online, Parisi ha attaccato direttamente il presidente ucraino, mettendo in discussione la versione dei fatti proposta da gran parte dei media occidentali.

Il post polemico sui social: “Una favola raccontata dal mainstream”

«La favola di Zelensky amato dal popolo ucraino, raccontata per anni dal mainstream, è smentita dalle migliaia di persone scese in piazza in tutta l’Ucraina», scrive Heather Parisi. Le sue parole fanno riferimento alle proteste scoppiate in varie città ucraine, dove cittadini comuni, familiari di soldati e attivisti hanno criticato la gestione del conflitto da parte del presidente, accusandolo di autoritarismo e di aver portato il Paese «alla fame e alla morte».

Nel post, Parisi anticipa anche la reazione mediatica che, a suo dire, minimizzerà o smentirà le manifestazioni, parlando di «fake news». Una dichiarazione che, oltre a commentare gli eventi, lancia un’accusa esplicita al sistema dell’informazione occidentale, che secondo lei avrebbe mistificato la realtà della guerra per motivi ideologici o geopolitici.

Il contenuto ha subito generato reazioni contrastanti: da un lato chi sostiene il diritto di dissentire anche in tempo di guerra, dall’altro chi vede nel post un tentativo di delegittimare la resistenza ucraina in un momento cruciale del conflitto con la Russia.

Le manifestazioni contro la mobilitazione militare

Le manifestazioni in Ucraina, a cui fa riferimento Heather Parisi, sono state innescate da una serie di proteste spontanee di cittadini, in particolare donne e madri di soldati, che hanno chiesto maggiore trasparenza e un limite alla mobilitazione militare obbligatoria. La pressione della guerra, le condizioni al fronte e l’incertezza sui tempi del congedo hanno generato una crescente inquietudine tra le famiglie dei combattenti.

In alcune piazze sono comparsi cartelli con scritte dirette: “Non siamo carne da cannone”, “Vogliamo il ritorno dei nostri figli”, “Zelensky ascoltaci”. Le immagini, circolate soprattutto nei canali non ufficiali, hanno alimentato un’ondata di dissenso che, sebbene non organizzata centralmente, rappresenta una frattura visibile nell’unità narrativa proposta dal governo.

Il governo ucraino, da parte sua, non ha rilasciato commenti ufficiali di rilievo sulle proteste, ma alcuni portavoce hanno fatto riferimento a iniziative strumentali o a un uso politico delle manifestazioni, lasciando intendere che dietro i cortei ci potrebbero essere manovre di propaganda.

Reazioni e accuse sui media internazionali

Il post di Heather Parisi, per quanto provocatorio, ha avuto il merito di portare all’attenzione del pubblico una questione poco discussa nei media mainstream. L’artista ha scelto di schierarsi apertamente, offrendo una lettura alternativa dei fatti e denunciando quello che considera un «velo di silenzio» su una parte della popolazione ucraina che non si riconosce più nella leadership di Zelensky.

Non è la prima volta che Parisi utilizza i social per diffondere opinioni controverse su temi politici e internazionali. Ma in questo caso, il tono e il contesto hanno generato una polarizzazione ancora più evidente. Alcuni utenti le hanno riconosciuto il coraggio di dire ciò che altri evitano, mentre altri l’hanno accusata di diffondere propaganda e notizie prive di riscontro.

Il nodo centrale resta però il rapporto tra dissenso interno e libertà di espressione in un paese in guerra. Anche se molte delle proteste sono pacifiche e guidate da esigenze familiari, la loro stessa esistenza entra in conflitto con l’immagine pubblica di un Paese compatto nella lotta contro l’invasione russa.

Le parole di Heather Parisi sulle proteste contro Zelensky hanno acceso un riflettore polemico su una realtà complessa, che sfugge alla semplificazione. Nel mezzo di una guerra, ogni voce che si alza può diventare strumento di scontro. Ma può anche contribuire a far emergere domande legittime: fino a che punto si può criticare un governo in guerra? E chi decide quali notizie meritano di essere raccontate? La risposta, forse, sta nel pluralismo stesso dell’informazione, che dovrebbe accogliere anche ciò che disturba.

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Ultimo Aggiornamento: 24/07/2025 10:29

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