
Salgono a 24 gli indagati per la strage di Brandizzo, avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023, quando un treno investì e uccise cinque operai impegnati in lavori sui binari. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Ivrea con il pubblico ministero Gabriella Viglione, coinvolge ora 21 persone fisiche e tre società: RFI, Sigifer e CLF, aziende coinvolte a vario titolo nelle attività di manutenzione ferroviaria.
Nel nuovo sviluppo dell’indagine cade l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, ipotizzata inizialmente nei confronti di alcuni soggetti. L’accusa prevalente oggi è omicidio colposo, formulata sulla base delle posizioni e delle responsabilità individuali. Un passo rilevante che ricalibra il profilo giudiziario dell’inchiesta, mantenendo comunque intatto il peso delle contestazioni.
La tragedia è avvenuta a Brandizzo, nel Torinese, lungo la linea ferroviaria tra Chivasso e Alessandria, quando un treno in transito, diretto al deposito e viaggiando a circa 160 km/h, ha travolto un gruppo di operai della Sigifer impegnati in attività di manutenzione notturna. Secondo la ricostruzione degli investigatori, non vi fu alcun ordine formale che autorizzasse l’inizio dei lavori in sicurezza.
Le vittime furono Kevin Laganà (22 anni), la più giovane, Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Giuseppe Aversa e Giuseppe Saverio Lombardo. Tutti operai esperti, travolti senza alcuna possibilità di salvarsi. L’impatto fu devastante e immediatamente fu chiaro che si trattava di una tragedia legata a gravi falle nei protocolli di sicurezza.
L’inchiesta era partita con 15 indagati tra tecnici, responsabili di cantiere e referenti delle società coinvolte. Il numero è ora salito, segno dell’ampliamento delle responsabilità individuate dagli inquirenti attraverso perizie, audizioni e analisi di documenti aziendali, comprese comunicazioni interne e messaggi inviati poco prima dello schianto.

Un elemento chiave dell’indagine è stato uno screenshot WhatsApp, citato da fonti investigative e riportato dalla stampa, che mostrerebbe una conversazione tra i tecnici coinvolti. In particolare, avrebbe inchiodato Antonio Massa, dipendente di RFI, accusato di aver dato il via libera alle operazioni nonostante l’assenza delle condizioni di sicurezza minime.
Le responsabilità contestate alle tre società — Rete Ferroviaria Italiana, Sigifer (azienda di Salerno specializzata in manutenzione ferroviaria) e CLF (Costruzioni Linee Ferroviarie) — riguardano principalmente il mancato rispetto delle procedure operative, l’assenza di supervisione e l’eventuale omissione di controlli sulla corretta gestione del cantiere notturno.
Il dramma di Brandizzo ha avuto una forte eco nazionale, con proteste sindacali e richieste di riforma delle modalità di lavoro notturno nei cantieri ferroviari. La procura ora lavora a definire i capi d’imputazione in vista della prossima fase dell’indagine, con la possibilità di ulteriori sviluppi processuali nel corso del 2025.
Nel frattempo, le famiglie delle vittime attendono giustizia. «Non ci ridaranno i nostri figli, ma vogliamo la verità e le responsabilità», ha dichiarato la madre di Kevin Laganà. Un appello condiviso da tutti i familiari, che chiedono che la sicurezza sul lavoro non venga più sacrificata in nome della fretta o della disorganizzazione.