
A oltre diciassette anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco continua ad alimentare interrogativi e scontri tra diverse ipotesi investigative. La vicenda, segnata da un iter giudiziario complesso e da una condanna definitiva per Alberto Stasi, si arricchisce ora di nuove perizie tecniche rilanciate dalla difesa dell’ex fidanzato della vittima, soprattutto per quanto riguarda la famosa impronta 33 intrisa di sangue.
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Negli ultimi mesi, il lavoro dei consulenti della difesa ha puntato l’attenzione su alcuni dettagli finora marginali, che potrebbero – secondo gli avvocati – offrire una nuova lettura della scena del crimine. Tra questi, la presenza di un’impronta sulla parete delle scale interne dell’abitazione di Chiara, a lungo ritenuta di scarso rilievo probatorio, torna ora al centro dell’attenzione.
La relazione dei consulenti: “Contatto palmare intenso”

Si tratta, secondo quanto dichiarato dai legali di Stasi, di un segno lasciato da Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. L’impronta, analizzata nei minimi dettagli, sarebbe stata intrisa di sangue e sudore, elemento che per la difesa escluderebbe un contatto occasionale. La nuova relazione dei consulenti, diffusa attraverso i social del Tg1, descrive il gesto come un contatto palmare intenso, compatibile con una persona che avrebbe appoggiato l’intero peso sul muro.
Convergenza con la Procura di Pavia

Secondo la parte dattiloscopica dello studio, i tecnici incaricati dalla difesa di Stasi hanno riscontrato una piena convergenza con le conclusioni già elaborate dagli esperti della Procura di Pavia, dal capo della dattiloscopia del Ris e dal consulente esterno nominato nei precedenti passaggi giudiziari. Una valutazione che, se confermata, potrebbe riaprire il dibattito sulla ricostruzione dei movimenti all’interno dell’abitazione il giorno dell’omicidio.