
Garlasco torna sotto i riflettori e questa volta il racconto assume i toni di una soap a tinte forti, tra misteri, colpi di scena e interrogativi che sembrano non avere mai fine. Dopo mesi di attesa e analisi scientifiche, il nuovo capitolo sul caso dell’omicidio di Chiara Poggi sembra pronto a deludere chi sperava in svolte eclatanti. Il focus? Il ruolo di Andrea Sempio, rimasto ancora oggi in bilico tra sospetti e smentite, in una vicenda che mescola cronaca e curiosità pop.
Le ultime indagini, richieste per fare chiarezza sul coinvolgimento mai provato di Sempio, hanno riacceso interesse e domande. Ma, parola di Marzio Capra, genetista e consulente della famiglia Poggi: “Finora le indagini scientifiche nei confronti di Andrea Sempio si sono rivelate un completo buco nell’acqua”, dichiara a Fanpage.it. E aggiunge: nulla di nuovo sotto il sole, almeno per ora, e la posizione di Alberto Stasi resta quella del colpevole ufficiale.
Il dna, l’enigma delle tracce e la scena sotto i riflettori
Il nome di Sempio era tornato sulle prime pagine quando una nuova lettura delle tracce biologiche trovate sotto le unghie di Chiara aveva fatto pensare a colpi di scena. Una perizia del 2014 parlava di frammenti di DNA troppo pochi per una condanna, ma una successiva analisi, appoggiata anche dalla Procura di Pavia, li riconduceva proprio a Sempio, amico stretto di Chiara. Risultato? Sempio indagato per omicidio in concorso, e la curiosità del pubblico alle stelle.
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Tracce, impronte e la pista che si spegne
Ma nella prova regina si nasconde il colpo di scena: la famosa “traccia 33”, un’impronta sulla parete delle scale della villetta di Chiara, inizialmente considerata la chiave per risolvere il caso, si è rivelata un nulla di fatto. Nessuna traccia ematica, nessuna conferma che possa essere collegata a Sempio. Difesa e Procura concordi: il sospetto si sgonfia e il giallo si fa sempre più fitto.

Non basta. Gli avvocati della famiglia Poggi avevano chiesto una nuova analisi della traccia 33, affidandosi a un perito terzo e indipendente. Ma la Procura ha detto no, bloccando ogni ulteriore approfondimento. Una scelta che ha fatto infuriare la famiglia e i loro legali, convinti che la ricerca della verità dovrebbe essere la priorità assoluta.
La reazione della famiglia Poggi: tensioni e domande aperte


La posizione degli avvocati è netta: “Il Codice prevede che la procura debba fare delle indagini anche nell’interesse dell’indagato. La procura di Pavia le ha estese anche nell’interesse del condannato, ma non accoglie le richieste della persona offesa”, spiega Gian Luigi Tizzoni. Un botta e risposta che mantiene alta la tensione e tiene tutti col fiato sospeso.
Si riaccende così il dibattito: la famiglia Poggi si ritrova a inseguire una verità che sembra sempre più lontana, mentre le indagini si fermano e il sospetto resta. “Dicono che noi abbiamo paura della verità e si oppongono a un accertamento quando viene demandato a un giudice terzo”. Ma senza nuovi elementi solidi, per la giustizia italiana il solo colpevole resta Alberto Stasi. E il caso Garlasco si conferma, ancora una volta, la storia vera più discussa d’Italia.