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Sondaggi, piccoli segnali nel caldo dell’estate: crescono M5S, AVS e Azione

Pubblicato: 25/07/2025 12:21

In un’Italia politica attraversata da tensioni e incertezze su più fronti – dalla guerra in Ucraina alla discussa riforma della giustizia, passando per le preoccupazioni legate all’economia e al progressivo impoverimento del ceto medio – l’estate non raffredda il dibattito ma congela, almeno per ora, i movimenti nei sondaggi. La Supermedia Agi/YouTrend fotografa un quadro stabile, ma con alcune tendenze degne di nota.

Fratelli d’Italia stabile, Pd in leggero calo

Il primo dato che emerge è l’immobilità di Fratelli d’Italia, che si conferma primo partito, poco sotto il 30%. Un risultato non banale per un partito al governo da quasi tre anni, segnale che la fiducia nell’esecutivo, pur con piccoli alti e bassi, regge ancora.

Diverso il discorso per il Partito Democratico, che dopo un piccolo balzo tra giugno e inizio luglio – legato alla mobilitazione per i referendum e le amministrative – torna a scendere: dal 23% si passa al 22,1%. Un calo continuo, che apre interrogativi sulle capacità di tenuta del campo largo.

M5S, AVS e Azione mostrano segnali di vitalità

A guadagnare qualcosa sono invece alcune forze di opposizione. Il Movimento 5 Stelle tocca il suo massimo da un anno a questa parte con un 12,7%, seguito a ruota dall’Alleanza Verdi-Sinistra che sale al 6,9%. Anche Azione si mantiene su numeri solidi per la sua dimensione: 3,5%, il miglior dato dalle elezioni europee.

Pur con profili e programmi diversi, e con problemi di compatibilità politica evidenti, queste formazioni stanno approfittando del rallentamento del Pd per rafforzare la loro presenza nel panorama parlamentare.

La riforma della giustizia e il referendum del 2026

Sul fronte istituzionale, si fa sempre più concreta l’ipotesi di un referendum confermativo sulla riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente. Approvata in seconda lettura al Senato, manca solo un ultimo passaggio parlamentare prima di essere sottoposta al giudizio popolare, verosimilmente nel 2026.

Sarà, con ogni probabilità, il grande spartiacque politico del prossimo biennio. Il referendum non riguarderà soltanto la riforma in sé, ma rischia di trasformarsi in un giudizio complessivo sull’operato del governo Meloni. Un’eventuale bocciatura sarebbe letta come una sonora sconfessione dell’esecutivo, mentre un sì darebbe nuovo slancio alla maggioranza.

Opinione pubblica divisa tra sfiducia e polarizzazione

Secondo i sondaggi recenti, gli italiani appaiono divisi. Una quota significativa si dichiara favorevole alla riforma (49% contro 26%, secondo YouTrend), mentre la fiducia nella magistratura è in calo: oggi si ferma al 39%, rispetto al 43% del 2018. Ma anche l’indice di gradimento del governo non è brillante, con i mille giorni in carica festeggiati più sulla carta che nella percezione collettiva.

La polarizzazione è già evidente: gli elettori di centrodestra sono in larga parte favorevoli alla separazione delle carriere, mentre quelli di PD, M5S e AVS sono in maggioranza contrari. Tutto lascia pensare che, quando sarà il momento di votare, il Paese sarà spaccato in due. La vera incognita, però, resta una: chi riuscirà a portare più elettori alle urne?

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