
Ogni comunità sportiva ha figure che, pur non cercando i riflettori, diventano colonne portanti di un progetto e di un’identità condivisa. Ci sono persone che restano nell’ombra, ma che lasciano segni profondi nella storia di una squadra. Che partecipano con passione silenziosa alla costruzione di ogni traguardo raggiunto. La loro scomparsa colpisce nel cuore chi ha vissuto quegli anni. Ciò significa dire addio a una parte autentica della memoria collettiva.
Il mondo del calcio, in particolare quello legato alle realtà locali più sentite, sa quanto contino quei volti familiari, sempre presenti nei momenti decisivi. Quando uno di loro viene a mancare, la notizia scuote e commuove non solo chi ha lavorato al suo fianco, ma anche intere generazioni di tifosi.
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Morto Franco Del Mese, volto storico della Salernitana degli anni d’oro
Franco Del Mese, figura di riferimento della Salernitana per oltre un decennio, si è spento all’improvviso, lasciando un vuoto difficile da colmare. Era un uomo discreto ma centrale, presente dietro le quinte del club campano nei suoi momenti più gloriosi. Dirigente, amministratore delegato, consigliere e vicepresidente, Del Mese è stato protagonista silenzioso ma costante della rinascita e dell’ascesa della squadra negli anni ’90.
Cugino dell’ex politico Paolo Del Mese, aveva iniziato la sua avventura nel club nel 1991/1992, periodo difficile per la squadra, appena retrocessa in Serie C1. In quell’occasione fu nominato amministratore delegato, quando la proprietà passò nelle mani di Pasquale Casillo. Fu lui a guidare il rilancio tecnico e dirigenziale, con scelte mirate e una gestione rigorosa ma attenta.
Con l’arrivo di Aniello Aliberti, Franco fu confermato nei suoi incarichi e divenne una figura insostituibile nella costruzione della Salernitana che, con Delio Rossi in panchina, riconquistò la Serie B e poi toccò il sogno della promozione in Serie A. In quegli anni di entusiasmo sportivo, Del Mese svolse il ruolo di “ufficiale di collegamento”, mantenendo un filo diretto tra la società e la città, tra spogliatoi e istituzioni, tra strategie e passione.
Sempre presente, 365 giorni l’anno, incarnava la dedizione e il senso di appartenenza che oggi sembrano sempre più rari nel calcio moderno. Con lui se ne va una parte vera della storia granata, un uomo che ha vissuto ogni stagione con il cuore e che resterà nella memoria di tutti coloro che amano il calcio salernitano.