
Il processo in corso a Palermo sulla strage di Altavilla Milicia sta svelando dettagli macabri che lasciano senza parole. La vicenda che ha coinvolto la famiglia Salamone-Barreca e ha portato alla morte di tre persone è sempre più inquietante. Antonella Salamone, 40 anni, è stata uccisa con una violenza insostenibile: è stata bruciata viva, accusata di essere indemoniata. A subire lo stesso destino, con una brutalità indescrivibile, sono stati i figli Emanuel Barreca, 5 anni, e Kevin Barreca, 16 anni. La strage, eseguita da Giovanni Barreca e una coppia di fanatici religiosi, Sabrina Fina e Massimo Carandente, è stata una sequenza di torture che ancora oggi sconvolge il paese.
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La confessione del bambino e i messaggi inquietanti
Nel corso del processo, sono stati presentati video e messaggi che ricostruiscono le drammatiche ore precedenti agli omicidi. Tra le prove, emerge un filmato in cui il piccolo Emanuel viene interrogato dal padre e dai due fanatici. In uno dei momenti più sconvolgenti, gli viene chiesto chi lo abbia mandato, e il bambino, terrorizzato, risponde: «Il diavolo». Un’altra conferma della brutalità dell’interrogatorio è contenuta nei messaggi di Carandente, che nei giorni precedenti alla strage aveva scritto su Facebook: «Pace, fratello, purtroppo Satana, Jezebel, lo spirito della morte, incredulità e oltre 4mila demoni, una legione, si sono portati prima la moglie e poi il bambino». Un altro messaggio di Sabrina Finaesprime la condanna a morte di Emanuel: «A morte», scriveva al marito pochi giorni prima del delitto.
La drammatica chiamata al 112 di Antonella Salamone
Il 8 febbraio 2023, la madre di Emanuel è stata la prima vittima della strage. Antonella è stata sequestrata e torturata nella propria casa dal marito e dai due fanatici religiosi. Il suo omicidio è avvenuto su una collina, come raccontato dalla figlia più grande nel corso del processo. Tuttavia, un momento che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi è emerso grazie alla chiamata che Antonella fece ai carabinieri nella notte tra il 6 e il 7 febbraio 2024. Alle 2:27, la donna riuscì a prendere un telefono e a chiamare il 112, dicendo: «Aiuto carabinieri, aiuto». Ma gli operatori, non riuscendo a raggiungerla, ritennero la chiamata uno scherzo e non risposero come avrebbero dovuto.

La morte di Emanuel e Kevin: il rito delle torture
Dopo la morte di Antonella Salamone, la spirale di orrore non si fermò. Poco dopo, anche il piccolo Emanuel, suo figlio di appena 5 anni, fu ucciso. A dare voce alla follia fu Massimo Carandente, figura centrale di quella che gli inquirenti definiscono una setta a sfondo religioso. In uno dei messaggi audio acquisiti dagli investigatori, Carandente affermava: «Il Signore è pronto a fare il miracolo e a resuscitare il bambino di 5 anni di nome Emanuel, ma bisogna credere». Dichiarazioni che, a posteriori, rivelano la distorsione mistica con cui venivano giustificati gesti atroci.
In un altro audio, inviato a una persona non identificata, Carandente sosteneva che Antonella fosse finita all’inferno, colpevole di non aver creduto nella resurrezione promessa. Il bambino invece, secondo la sua visione, era «sicuramente in paradiso». Ma il fanatismo non si fermò lì. Anche Kevin, fratello maggiore di Emanuel, venne preso di mira: venne torturato e ucciso. Anche lui, come il fratellino, era stato accusato di essere «indemoniato». La brutalità delle violenze e il contesto spirituale in cui venivano inserite disegnano un quadro sconvolgente.